venerdì 30 novembre 2012

Tu vuò fà l'americano!


Affermato regista, emigrato in America, vorrebbe cambiare il cinema italiano.
Non è il rifacimento del film di Sordi, ma è il riassunto dell'ultimo periodo cinematografico di Gabriele Muccino.
I primi due film made in USA, che il pubblico americano ha apprezzato, sono La Ricerca della Felicità e Sette Anime. Ad accompagnare il regista nel suo viaggio a Hollywood, l'attore Will Smith, produttore e attore di entrambe i film. Il ragazzo di Bel Air conosceva i film italiani di Gabriele e ha fornito il magico pass al neofita italiano per la fabbrica dei sogni. Ora Gabriele è al suo terzo film yankee, Quello che so sull'amore, e di certo non pensa affatto a tornare in patria.

La ricerca della felicità è il film che gli americani hanno sicuramente apprezzato di più: la vecchia novità di un regista italiano "esportato" in America (ovviamente non possiamo paragonare Muccino ad un Antonioni) associato al protagonista del film, un self made man che incarna il sogno americano per eccellenza. L'esordio di Jaden Smith è molto promettente. Gabriele, con l'opera prima, è voluto andare sul sicuro. Record di incassi nella madre patria.


Sette anime è, invece, il film più nelle corde del regista. Sempre Will Smith protagonista, in più Rosario Dawson a completare l'affresco cinematografico disegnato da Gabriele per una storia commovente e tragica, tenera e complicata. Non è piaciuto tantissimo agli americani, ma in Italia è nuovamente record di incassi.


E il 10 gennaio, arriva sugli schermi di casa nostra (negli USA esce prima) Quello che so sull'amore. Il posto di protagonista e produttore del film viene preso da Gerard Butler. Nel cast anche Jessica Biel, Uma Thurman, Catherine Zeta-Jones e Dennis Quaid. Un cast stellare che il regista italiano non ha dovuto nemmeno faticare a convincere: hanno accettato tutti subito, tutti fan dei precedenti film di Muccino.
Riflettori puntati sul rapporto tra padre e figlio. La prima commedia romantica di Gabriele, genere tipico del cinema americano. Staremo a vedere.

Gabriele negli USA ci sta bene. E questi anni, "lontani" dal cinema italiano, gli hanno chiarito le idee su cosa non va proprio qui in Italia. In America fare cinema è, da sempre, un business. Un apparato cinematografico come quello americano, una vera e propria industria, in Italia ma anche in Europa non potrebbe mai esistere. Gli americani fabbricano profitti, gli europei sogni, opere d'arte. Ed è proprio questo che non va, secondo il regista romano. Un film se è commerciale, se vende, non è detto che non sia un buon prodotto "artistico".
In più, è questione di meritocrazia: negli USA i film li fa chi merita i finanziamenti. In Italia, chi ha un nome. Muccino ha bisogno di competizione e innovazione. E non di raccomandazioni. E un giorno, magari tornerà in Italia, e cercherà di cambiare le cose. Per questo, good luck Mr. Muccino.

INCURSIONI CINEMANIACHE

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