giovedì 30 gennaio 2014

Recensione Flash: Saving Mr. Banks


Anno e Nazione di Produzione: USA 2013

Data di Uscita nelle sale italiane: 20 Febbraio 2014

Distribuzione in Italia: Walt Disney

Genere: Commedia

Durata: 120 minuti

Cast: Tom Hanks, Emma Thompson, Colin Farrell, Bradley Whitford, Paul Giamatti, Ruth Wilson, Jason Schwartzman

Regista: John Lee Hancock

Pamela Lyndon Travers è un osso duro e lo sa bene Walt Disney. Il papà di Mickey Mouse è da anni che corteggia mrs. Travers affinché gli conceda i diritti del suo romanzo, Mary Poppins. La scrittrice però teme che l’adattamento disneyano snaturi la sua storia e diventi un semplice filmettino per bambini. Mary Poppins significa molto per Pamela. Walt Disney lo comprende e riesce a convincere la scrittrice nel raggiungerlo a Los Angeles per supervisionare insieme e con il suo assoluto consenso la sceneggiatura del film. Sarà difficile per tutti, però allo stesso tempo appassionante perché nascerà un grande classico del cinema, uno dei più grandi successi targati Disney e, soprattutto, una storia indimenticabile per tante generazioni di bambini.
Quando ad Hollywood decidono di girare questi biopic, lo fanno con criterio, scegliendo attori adatti e documentandosi, cercando di ricreare quell’esatta atmosfera e quelle stesse emozioni che i protagonisti della storia devono aver vissuto. Non fa eccezione Saving Mr. Banks di John Lee Hancock, prodotto dalla Disney e dalla BBC Films. Tom Hanks ed Emma Thompson si sono preparati ai ruoli cercando il più possibile di comprendere i loro personaggi e assumendo somiglianze fisiche che li avvicinassero a Walt Disney e a Pamela Travers: Emma Thompson per i capelli che ha voluto acconciati come la scrittrice, e Tom Hanks con i baffetti che si è fatto crescere prima di iniziare le riprese. Entrambi, poi, hanno studiato le voci degli “originali” per assumere intonazioni e accenti. Che dire delle loro interpretazioni? Eccezionali, emozionano e divertono. Il resto del cast davvero bravo. La regia asciutta ed essenziale narra allo spettatore questa favola del cinema.
Interessante scoprire la storia dietro Mary Poppins, il modo di lavorare di Walt Disney, la sua tenacia, la sua ricerca dell’artigianalità per le storie narrate e, soprattutto, la voglia di veder felici i bambini. Che siano grandi o piccoli. E Mrs. Travers lo ha scoperto, fidandosi di Disney e dell’intuito di una bambina che amava il mondo fatato che il padre aveva immaginato per lei.

Il trailer:


Consigliato: Sì

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martedì 28 gennaio 2014

British Do It Better!


Tra i vari Il peccato e la vergogna, Il segreto e Don Matteo, una per rimanere sana di mente deve "emigrare" televisivamente se non vuol soccombere al trash italico. Così in questo mio peregrinare nell'etere mi sono imbattuta in una serie pluripremiata e in un'altra che ha per protagonista l'eroina di uno dei miei libri preferiti. Potevo mai ignorare queste serie TV? Never!

THE WHITE QUEEN


The White Queen, andata in onda in Inghilterra l’estate scorsa su BBC One (qui è ancora on air su Sky), è tratta dai romanzi bestseller di Philippa Gregory ed è ambientata durante la guerra delle Due Rose che vide contrapposti i Lancaster e gli York: casate che potevano vantare il diritto al trono d'Inghilterra poiché entrambe discendenti dal re Edoardo III detto il Plantageneto.
La serie, coprodotta da Starz e BBC, in dieci puntate ripercorre le turbolenti vicende che interessarono l’Inghilterra dal 1455 al 1485; nei primi episodi è interessante scoprire tutte le macchinazioni di corte e i precari equilibri su cui si regge un regno. Nelle puntate successive spazio all'azione ma soprattutto alla vendetta.
Ne avevo sentito parlare molto e dopo le nomination ai Golden Globe e la messa in onda in Italia mi sono decisa. Ovviamente la storia è romanzata, la narrazione non è contraddistinta dall'aderenza alla realtà dei fatti ma ovviamente, come ha affermato Aneurin Barnard (Richard nella serie): “La realtà può essere alquanto noiosa così devi aumentare l’interesse cambiando qualcosa o stravolgerla per rendere la storia un po’ più eccitante!” Come dargli torto? E’ la TV, baby!

Da sinistra: Margaret Beaufort, Elizabeth Woodville e Anne Neville
Molti l’hanno definita come un Game of Thrones al femminile, io invece ho scoperto che il motto “Girl Power!” non l’hanno coniato le Spice Girls ma i creatori della serie, e perché no, anche la storia, quella con la S maiuscola.
Le protagoniste principali sono Elizabeth Woodville, regina consorte di Edoardo IV, Margaret Beaufort, della casata Lancaster e madre del futuro re Enrico VII, e Anne Neville, figlia del Kingmaker, il conte di Warwick, e futura moglie del re Riccardo III. Le tre donne sono molto diverse ma penso che la protagonista incontrastata sia Elizabeth, il motore di tutta la storia. A tenere banco non solo la sua personalità forte e carismatica ma anche la travolgente storia d’amore che la legherà per sempre ad Edoardo IV. Bravissima Rebecca Ferguson, e a "guerreggiare" in bravura con lei sicuramente Amanda Hale: Margaret è ossessionata dalla guerra e dalla riconquista del trono per i Lancaster. Cattolica in modo estremista, forte come la regina Elizabeth di cui diventerà dama di compagnia (nonostante la malcelata diffidenza tra le due all'inizio, in seguito sapranno apprezzarsi), e tenace con il piglio autoritario di un uomo, conquista gli spettatori al pari della regina. Mi ha colpita meno Faye Marsay che ha interpretato Anne Neville, dapprima ingenua poi combattiva e calcolatrice. Menzione d'onore per Janet McTeer che nella serie è Jacquetta, la madre di Elizabeth e mistica consigliera della figlia: il suo personaggio è affascinante e lei l'ha interpretato rivaleggiando e a tratti mettendo in secondo piano la vera protagonista della storia.

Da sinistra a destra: George, Edoardo IV e Richard
La componente maschile della storia non ha un grandissimo ruolo nelle decisioni e negli eventi che sono narrati nella serie. Infatti i tre fratelli York, (anche se George è quello con più carattere), si lasciano guidare dalle loro consorti, le vere menti nella lotta per il trono inglese. Bravi tutti, Max Irons (ho scoperto da poco che è il figlio degli attori Jeremy Irons e Sinéad Cusack!), David Oakes (visto ne I Pilastri della Terra, già tenebrosamente bello e pericoloso) e Aneurin Barnard. Per quanto i loro personaggi abbiano ruoli "passivi" hanno saputo far affezionare lo spettatore e appassionarlo.


Il vero antagonista di Elizabeth è Richard Neville, conte di Warwick, chiamato the Kingmaker. Edoardo deve tutto a lui: consigli, vittorie, ma soprattutto il trono. Lord Warwick pensava di avere in pugno il giovane re ma all'arrivo di Elizabeth a corte, il consigliere e cugino di Edoardo deve prendere atto che la sua autorità non è poi così forte. Nel corso della serie cambierà schieramento molte volte, passando dai Lancaster agli York, fino all'epilogo sul campo di battaglia. Il veterano James Frain non poteva interpretarlo meglio: audace, spregiudicato, coraggioso, insomma un vero "animale" della politica di corte.
La BBC ha già fatto sapere che non commissionerà una seconda stagione della serie. Invece, la rete via cavo Starz sta prendendo in seria considerazione il seguito che dovrebbe seguire le vicende di Isabel, primogenita di Edoardo IV ed Elizabeth, e di Enrico VII Tudor.
Intanto, per chi non l'avesse ancora fatto, non lasciatevi scappare questo adrenalinico turbinio di complotti, passioni e vendette.

DEATH COMES TO PEMBERLEY



Con Death comes to Pemberley andiamo sul british che più british non si può!
La serie, andata in onda il giorno di Natale in UK, conta tre puntate ed è tratta dal romanzo di P.D. James. Gli eventi narrati sono collocati sei anni dopo gli avvenimenti austeniani di Orgoglio e Pregiudizio: ritroviamo Lizzie e Darcy, e il piccolo Fitzwilliam, vivere serenamente a Pemberley. Già l'idea di ritovare i Darcy, per me che sono una loro fan sfegatata, mi intrigava parecchio e quindi ho DOVUTO vederla!
Alla vigilia di un ballo a Pemberley, il solito Wickham e la solita Lydia si autoinvitano dai Darcy; sulla strada Wickham e l'amico, il capitano Danny, hanno un diverbio. L'uomo scende dalla carrozza e si avventura nei boschi. George lo segue, poco dopo due spari: il capitano è morto e Wickham è il principale sospettato. Passato e presente si intrecceranno irrimediabilmente, portando a galla vecchi dissapori, orgogli e pregiudizi mai sopiti. In un crescendo di sospetti e sentimenti si arriverà alla verità sulla morte del capitano Danny.



I protagonisti sono Matthew Rhys e Anna Maxwell Martin: per qualsiasi attore è difficile interpretare la coppia più amata dai lettori di tutto il mondo ma loro ci sono riusciti e non sono stati da meno agli illustri precedenti. Proprio mr. Rhys, già visto in The Americans (CLIC! per la recensione) ha detto: "Ho raccontato a mio padre di questo mio nuovo ruolo. E lui, incredulo, mi ha detto: reciterai nella parte di Colin Firth?". E già, Colin è un indimenticabile Mr. Darcy ma l'attore gallese mi è piaciuto molto nei panni del caro Fitzwilliam.



Esilaranti i coniugi Bennett, ma ci potevamo aspettare qualcosa di diverso da loro? Soprattutto dalla signora Bennett e dai suoi poveri nervi! Adorabile la Georgiana di Eleanor Tomlinson, che tra l'altro è anche in The White Queen!
Amanti dell'epoca Regency, di Jane Austen e dei gialli in costume non potete ignorare questo gioiellino della BBC!

Ecco i trailer delle due serie TV:

THE WHITE QUEEN



DEATH COMES TO PEMBERLEY




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domenica 26 gennaio 2014

Recensione Flash: R.I.P.D.: Poliziotti Dall'Aldilà


Anno e nazione di Produzione: USA 2013

Titolo originale: R.I.P.D.

Genere: Fantasy/Azione/Commedia

Durata: 95 minuti

Cast: Jeff Bridges, Ryan Reynolds, Kevin Bacon, Mary-Louise Parker, Robert Knepper, Stephanie Szostak, James Hong, Mike O'Malley, Marisa Miller, Devin Ratray

Regista: Robert Schwentke

Riuscireste mai ad immaginare che, dopo la morte, anziché avere la pace eterna, dovete ancora lavorare?!
Ebbene, in R.I.P.D.: Poliziotti Dall'Aldilà, basato sull'omonimo fumetto di Peter M. Lenkov e pubblicato dalla Dark Horse Comics, "terza incomoda" tra Marvel e DC e creatrice di personaggi come Hellboy, avviene proprio ciò.
Nick Cruz Walker è un giovane poliziotto di Boston, interpretato da Ryan Reynolds (dopo questo film si può dire che l'attore canadese ha lavorato per tutte e tre le case fumettistiche: Hannibal King e Deadpool per la Marvel, Lanterna Verde per la DC e Nick per la Dark Horse!) che, pur di riuscire ad offrire una vita felice a sua moglie Julia, nonostante lei affermi di essere già felice avendo lui, accetta di nascondere dell'oro trovato in un capannone di alcuni pusher insieme al suo partner, l'agente Bobby Hayes, interpretato da Kevin Bacon.
Tuttavia, il senso dell'onore e del rispetto nei riguardi di sua moglie, che ha fede in lui, lo spingono ad affrontare il suo collega e a decidere di consegnare l'oro, sotterrato nel giardino di casa sua.
Ciò che però Nick non immagina neanche minimamente è che Bobby, all'apparenza d'accordo con lui, lo ucciderà nel corso di un blitz contro uno dei narcotrafficanti più famosi di Boston, pur di accaparrarsi tutto l'oro.
Dopo la violentissima morte, il giovane poliziotto si ritroverà nell'ufficio del R.I.P.D., il Dipartimento Riposa In Pace, e sarà di fronte ad un bivio, postogli da Proctor, l'intransigente osservatrice dell'ufficio: o si schiererà per cento anni con i poliziotti morti, ripulendo la sua anima dalla corruzione causata da quell'oro rubato e combattendo le pericolose anime scappate dall'oltretomba e tornate sulla Terra, o dovrà subito affrontare il giudizio finale ed andare oltre, quindi all'Inferno.
Pur di rivedere sua moglie, Nick accetta immediatamente di tornare a Boston, nonostante Proctor lo avverta che in realtà non potrà mai ritornare alla vita di prima, essendo irrimediabilmente morto e sepolto.
Infatti, tutti gli agenti del R.I.P.D. hanno un aspetto diverso, un avatar, che li renderà irriconoscibili. E quel che è peggio è che Nick sarà affiancato dallo strambo e comico Roy, uno sceriffo del Far West, interpretato da Jeff Bridges, dai modi poco ortodossi ed imbarazzanti.
Lo sceriffo dovrà insegnare il mestiere al riluttante Nick e dovranno scoprire insieme cosa si cela in realtà dietro quell'oro misterioso rubato in vita dal giovane poliziotto e qual è la vera identità di Bobby, attirato in maniera irrefrenabile da quegli oggetti preziosi.
I due fantasmi riusciranno ad evitare un'imminente disastro o saranno sconfitti?
Il film è un incredibile mix di comicità ed azione, dovuto essenzialmente al mitico Jeff Bridges, che qui fa la parodia del Grinta e di altri suoi personaggi famosi, ed alle anime dannate fuggite dall'Oltretomba, con i loro modi di fare grotteschi e divertenti.
Comicissimi gli avatar dei due protagonisti: se Nick è un vecchio asiatico, Roy è una bionda tutta curve che attira su di sé gli sguardi di ogni umano che incontrano!
Non conosco il fumetto, ma a parer mio posso ben dire che il film è stato ingiustamente stroncato dalla critica e dal pubblico, poiché forse entrambi si aspettavano qualcosa di più impegnato, mentre invece il risultato finale è un prodotto da vedere senza troppi pensieri e senza troppe pretese.
E' proprio in questa maniera che va vista la pellicola e vi auguro dunque buona visione, con la speranza di poter riuscire un giorno a vedere un altro film basato su questo fumetto.

Il trailer:


Consigliato: Sì

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mercoledì 22 gennaio 2014

Recensione Flash: Percy Jackson E Gli Dei Dell'Olimpo: Il Mare Dei Mostri


Anno e nazione di distribuzione: USA 2013

Titolo originale: Percy Jackson: Sea Of Monsters

Genere: Fantasy/Avventura

Durata: 106 minuti

Cast: Logan Lerman, Brandon T. Jackson, Alexandra Daddario, Douglas Smith, Leven Rambin, Jake Abel, Grey Damon, Stanley Tucci, Nathan Fillion, Anthony Head, Robert Maillet, Derek Mears, Daniel Cudmore

Regista: Thor Freudenthal

Il semidio più famoso e "moderno" di tutti è tornato!
Percy Jackson, figlio mezzosangue di Poseidone, uno dei tre dei più antichi e potenti, ritorna a combattere in questo secondo capitolo, basato sull'omonimo romanzo della saga composta da cinque libri di Rick Riordan, per fronteggiare la potenziale catastrofe verso la quale sta andando il Campus Mezzosangue, l'unico luogo sicuro per tutti i figli semidei delle divinità dell'Olimpo sulla Terra.
Di fatto, l'albero di Talia, la figlia mezzosangue di Zeus sacrificatasi per aiutare i suoi amici a raggiungere il Campus sette anni prima dell'arrivo di Percy e trasformata dal padre in un magico arbusto, viene infettato perdendo i suoi poteri protettivi e causando quindi l'abbassamento della barriera difensiva intorno all'area sicura.
Il primo attacco da parte di un Toro della Colchide viene sventato in extremis da Percy, ma la situazione peggiorerà sempre più se non si correrà ai ripari cercando, come suggerito da Annabeth, la migliore amica di Percy, il Vello d'Oro, unico manufatto in grado di ristabilire la protezione del Campus guarendo l'albero di Talia.
Il problema più grande è che il Vello è celato nel terribile Mare Dei Mostri, la zona che gli umani ordinari chiamano Triangolo Delle Bermuda, e solo con l'aiuto di un satiro verrà ritrovato.
Percy dovrà dunque appoggiarsi al riluttante Grover, il suo mitico satiro protettore, ad Annabeth e Tyson, un ciclope anch'egli figlio di Poseidone e quindi fratellastro di Percy.
I quattro si ritroveranno a fronteggiare Clarisse, battagliera figlia di Ares ed acerrima rivale di Percy, che vorrà arrogarsi il diritto di essere lei la salvatrice del Campus Mezzosangue, e scopriranno chi c'è dietro a tutto questo immenso caos, un antico rivale di Percy che prova ancora rancore nei confronti degli dei: Luke figlio di Ermes.
Riuscirà Percy a sconfiggere nuovamente Luke, stavolta appoggiato da un antichissimo e potentissimo potere primordiale, o causerà la fine degli dei olimpici, come profetizzato dall'Oracolo di Delfi?
Il secondo film della saga di Percy Jackson si differenzia dal capitolo precedente poiché la comicità del primo viene stemperata dall'altissima tensione del capitolo successivo, dove i protagonisti abbandonano del tutto la sicurezza dell'età pre-adolescenziale e fronteggiano i rischi ben più elevati del mondo degli adulti, dove la posta in gioco non è solo l'evitare i pericoli di un capriccio divino, ma salvare l'intera umanità e gli dei stessi dalla distruzione.
Un film ben riuscito e adattato in maniera molto fedele al libro, con Chris Columbus solo in produzione stavolta, con la solita originalità nel piazzare luoghi ed esseri mitologici in altrettanto originali luoghi moderni.
Vi auguro quindi buona visione ed attendiamo con impazienza il terzo film, La Maledizione Del Titano, in arrivo entro il 2015.

Il trailer:


Consigliato: Sì

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lunedì 20 gennaio 2014

Recensione Flash: American Hustle - L'apparenza inganna


Anno e Nazione di Produzione: USA 2013

Distribuzione in Italia: Eagle Pictures

Genere: Drammatico

Durata: 138 minuti

Cast: Christian Bale, Amy Adams, Bradley Cooper, Jennifer Lawrence, Jeremy Renner, Jack Huston, Alessandro Nivola

Regista: David O. Russell

Irving Rosenfeld è un truffatore. Non uno qualunque, il più bravo. Nella sua "attività" lo affianca Sidney Prosser, amante e anima gemella, di truffe e aspirazioni. I due però vengono scoperti. Per non finire in galera accettano il patto che il poliziotto Richie DiMaso gli propone: aiutarlo nell'incastrare politici corrotti e mafiosi. Chi meglio di loro? Per farlo si servono di Carmine Polito, sindaco di Camden e principale fautore della rinascita del New Jersey. Il sindaco vuole legalizzare il gioco d'azzardo e creare posti di lavoro. Invece, Irving, Sidney e Richie vogliono vincere questa "partita" con la delinquenza nella florida America di fine anni Settanta. Chi giocherà davvero a carte scoperte?
David O. Russell ha la "mano fortunata" sul grande schermo dall'anno scorso, quando uscì nelle sale Il Lato Positivo, un grande successo di critica, pubblico e premi. Comunque non è fortuna ma tanta, tanta bravura. Russell è uno dei pochi registi contemporanei che riesce ad affabulare, incantare lo spettatore, quasi a ipnotizzarlo, attingendo al vecchio e al nuovo cinema. American Hustle è molto diverso rispetto al film precedente, sono all'opposto: nel primo si parla di sincerità, positività, rinascita. Nel secondo c'è sensualità, inganno, ambizione sfrenata. Il cast è straordinario, un team affiatato. Su tutti Christian Bale e Amy Adams: i loro personaggi hanno un'incredibile chimica e soprattutto una grande intesa, difficile da interpretare se non da attori incredibilmente dotati: i due sono sulla stessa lunghezza d'onda, ambiziosi come pochi. Vogliono vivere bene e uscire dall'anonimato. Ambizioso come loro, ma dall'altro lato della barricata, il poliziotto di Bradley Cooper, bravo ma non al suo meglio. Che dire di Jennifer Lawrence? Questa ragazza non vuole smettere di sorprenderci! La sua vulcanica Rosalyn renderà ancora più ingarbugliati i meccanismi dell'american hustle. Davvero brava. Jeremy Renner, che interpreta il mayor Polito, a parte la parrucca che gli hanno messo in testa (può competere con quella di Javier Bardem in Non è un paese per vecchi!) convince e oltre che conquistare Irving, (per Carmine, il suo nuovo amico, stravolgerà il piano di DiMaso), conquista anche lo spettatore.
A proposito di parrucche: il film si apre con l'intricato riporto di Irving e prosegue con improbabili e complicate acconciature che sono quasi una metafora, un travestimento: sullo schermo vediamo solo personalità posticce, false. Come se il regista volesse avvisarci con questo espediente tricologico.
Russell regala al pubblico un altro piccolo tesoro. Da non perdere.

Il trailer:


  
Consigliato: Sì

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venerdì 17 gennaio 2014

Recensione Flash: The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca


Anno e Nazione di Produzione: USA 2013

Titolo Originale: The Butler

Distribuzione in Italia: Videa - CDE

Genere: Drammatico

Durata: 132 minuti

Cast: Forest Whitaker, Oprah Winfrey, Cuba Gooding Jr. Lenny Kravitz, David Oyelowo, Vanessa Redgrave, Terrence Howard, Robin Williams, John Cusack, James Marsden, Liev Schreiber, Alan Rickman, Jane Fonda, Mariah Carey

Regista: Lee Daniels

Cecil Gaines è nato e cresciuto in una piantagione di cotone. Lui stesso, coi genitori, vi lavora prima nei campi, poi come schiavo di casa in seguito alla tragica uccisione del padre. Da grande, Cecil decide di lasciare la piantagione e cambiare la sua vita. Non sarà semplice, per il ragazzo, sopravvivere in un'America del sud ancora profondamente razzista. Trova lavoro presso un bar, da lì a un grande hotel di Washington, grazie alle capacità sviluppate da bambino in Georgia, il passo è breve. Eppure, Cecil non avrebbe mai pensato di essere notato e assunto per lavorare come maggiordomo alla Casa Bianca. Vi lavorerà trent'anni, vedrà la storia dell'America contemporanea passare davanti ai suoi occhi. Si affezionerà molto ad alcuni presidenti come loro si affezioneranno a lui. I movimenti per l'uguaglianza razziale, cui aderisce il figlio Louis, cambieranno il paese e cambieranno lui, tanto che Cecil accarezzerà un sogno che avrà il volto di Barack Obama.
Il film è tratto da una storia vera, e prende spunto dall'articolo che il giornalista del Washington Post, Wil Haygood, ha dedicato a Eugene Allen, maggiordomo alla Casa Bianca di molti presidenti. Il regista Lee Daniels da sempre, nei suoi film, è un cultore della storia americana contemporanea, soprattutto le lotte razziali e i movimenti nati in America dagli anni Sessanta in poi con Martin Luther King e Malcolm X. Il film mette in luce un aspetto interessante di quegli anni: accanto ai colored che lottavano per la loro libertà e identità, c'erano persone come Cecil assuefatte all'ideologia bianca tanto da supportarne il punto di vista: "negro" uguale inferiore. Cecil da invisibile si scoprirà cittadino di una nazione di cui per buona parte della sua vita si è sentito solo schiavo.
The Butler sta accumulando critiche positive, nomination e premi vinti. Eppure, chi pensava che avrebbe fatto il pieno di Oscar (locandina del film docet) oggi si è dovuto ricredere: zero candidature per il film che è stato totalmente snobbato dai membri dell'Academy. Magari il film di Lee Daniels non è piaciuto, e forse le motivazioni sono uguali alle mie: il film è recitato benissimo, la storia è bella però quel cast stellare, la vicenda che comunque sembra già vista lo rendono un film un po' piatto e banale, quasi troppo sicuro dei premi da intascare.
The Butler, blockbuster godibile ma troppo compiaciuto.

Il trailer:




Consigliato: Nì

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mercoledì 15 gennaio 2014

The World Never Saw Them Coming: Vikings


"Il mondo non li vide mai arrivare..."

Verissimo: nel Medioevo, i Vichinghi, o Normanni, cominciarono le loro opere di conquista dell'area occidentale dell'Europa, saccheggiando e depredando le più grandi città dell'Inghilterra e della Francia, dopo aver impoverito le zone baltiche.
Tutto questo, secondo le leggende e i miti nordici, venne portato avanti dal grande re semi-leggendario Ragnarr (o Ragnar) Loðbrók.
Ecco su cosa si basano le vicende della stupenda serie TV Vikings, prodotta dal canale History e diretta e creata da Michael Hirst, ideatore della serie I Tudors.


Di fatto, la narrazione ci mostra come l'ambizione del giovane Ragnar, interpretato da Travis Fimmel, un attore australiano che ho conosciuto ed imparato ad apprezzare proprio grazie a questa serie, abbia spinto il grande guerriero vichingo a contrastare, nonostante i grossi rischi, il volere di razziare l'Est Europeo del jarl (titolo vichingo corrispondente al conte) Haraldson, interpretato dal grandissimo Gabriel Byrne, arruolando una propria ciurma e salpando verso ovest, impresa impensabile fino a quel momento, grazie ad un primissimo e rudimentale prototipo di bussola, fornitogli da un viandante Anglo.


Con l'aiuto di Rollo, suo fratello, e di Floki, un suo grande amico costruttore di navi, pazzo e visionario, interpretati rispettivamente da Clive Standen e Gustaf Skarsgård, quest'ultimo figlio del famoso Stellan, Ragnar riuscirà dove tutti gli altri hanno fallito e raggiungerà l'Inghilterra, cominciando a razziare e depredare le coste, in seguito facendo ritorno in patria come un eroe.


Ciò scatenerà le ire di Haraldson che cercherà in tutti i modi di eliminare il suo potenziale rivale, colpendo i suoi punti deboli: la moglie di Ragnar, la bella e forte Lagertha, una shieldmaiden (fanciulla dello scudo) interpretata da Katheryn Winnick, e i suoi due giovani figli Bjorn e Gyda. Così come Athelstan, un frate cristiano catturato dal guerriero vichingo durante la prima razzia in Inghilterra, divenuto poi un buon amico di Ragnar, nonostante le grandi differenze culturali e la rivalità religiosa che intercorrono continuamente tra i due.


Durante questa stagione, dunque, osserveremo il possente Ragnar fronteggiare i rischi interni al suo clan, così come quelli esterni dovuti alle ripercussioni delle sue razzie in Inghilterra, che causano la feroce rabbia del re Aelle, sovrano della Northumbria.
Ma quello che il giovane vichingo non immagina nemmeno lontanamente è che il suo più grande nemico si cela proprio tra le fila dei suoi uomini più fidati. Chi sarà mai?


All'inizio ero un po' scettico, lo ammetto, ma non perché dubitavo della qualità della serie, assolutamente no, anche perché quando si parla di Vichinghi impazzisco come un vero e proprio Berserkr dalla gioia!
No, dubitavo un po' della questione che fosse prodotto da History, un canale dedicato solo ed esclusivamente a documentari interessantissimi ma che comunque a lungo andare possono un po' stancare.
Prometto che non penserò mai più una cosa del genere d'ora in avanti!


Mi sono ricreduto del tutto proprio perché questa serie ha la grandissima facoltà di riuscire a mescolare insieme eventi leggendari ad eventi realmente accaduti (razzie nell'ovest, lotte tra i clan, ecc.), mostrando anche i veri usi e costumi vichinghi del Medioevo (poligamia, sacrifici animali ed umani agli dei e così via), esattamente quello che ci si poteva aspettare da un canale culturale come History.
Con Vikings è arci-sicuro che non vi annoierete mai: è una serie ricchissima di colpi di scena e situazioni mozzafiato e devo dire di essere rimasto molto soddisfatto da questo prodotto.
La prima serie, completamente girata in Irlanda e composta da 9 episodi, è stata trasmessa in America e in Canada dal 3 marzo al 28 aprile 2013.
In Italia è ancora inedita ma non molto lontana dalla trasmissione su uno dei canali satellitari italiani.
Ovviamente, se non volete attendere chissà quanto ancora, il consiglio è sempre lo stesso: vedetela in lingua originale, cioè in English, subbed Italian se preferite, non ve ne pentirete!


Vi lascio quindi con uno stupendo fan-made video dedicato alla serie, con in sottofondo la bellissima canzone che fa da sigla nei titoli di testa, ovvero If I Had A Heart di Fever Ray, e vi do appuntamento al 27 febbraio, giorno in cui verrà trasmesso l'attesissimo primo episodio della season 2 che sarà composta stavolta da 10 episodi!
Buona visione!


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lunedì 13 gennaio 2014

Golden Globe 2014: l'Italia, "pazza ma bellissima", sogna!


Ieri sera, quando in Italia era notte fonda, si è tenuta la 71esima edizione dei Golden Globe, i premi assegnati dalla stampa estera a Hollywood.
L'Italia e Paolo Sorrentino c'hanno sperato e hanno vinto. Tra critiche, stroncature soprattutto in patria, e apprezzamenti il film, da molti definito come una banale scopiazzatura felliniana, non ha convinto una fetta di pubblico tricolore e le voci contrastanti si sono fatte sentire ancora più forti dopo la vittoria di ieri. I protagonisti, Sorrentino con il suo cast e crew, non hanno commentato e invece hanno dato via libera alla gioia per la vittoria. Il film, candidato anche ai BAFTA e ai Goya, in attesa della nomination agli Oscar continua a mietere successi incurante dello straparlare, tutto italiano. Sicuramente Sorrentino non è Fellini, fin qui non ci piove, ma essere acidamente disfattisti nuoce solo al cinema italiano.
However, scopriamo i vincitori di quest'anno:

MIGLIOR FILM DRAMMATICO

12 Years a Slave
Gravity
Captain Phillips
Rush
Philomena

MIGLIOR FILM COMMEDIA/MUSICALE

American Hustle
Her
Inside Llewyn Davis
Nebraska
The Wolf of Wall Street

MIGLIOR REGISTA

Alfonso Cuaron, Gravity
Paul Greengrass, Captain Phillips
Steve McQueen, 12 Years a Slave
Alexander Payne, Nebraska
David O. Russell, American Hustle

MIGLIOR ATTORE IN UN FILM DRAMMATICO

Matthew McConaughey, Dallas Buyers Club
Chiwetel Ejiofor, 12 Years a Slave
Tom Hanks, Captain Phillips
Robert Redford, All is Lost
Idris Elba, Mandela: Long Walk to Freedom

MIGLIOR ATTRICE IN UN FILM DRAMMATICO

Cate Blanchett, Blue Jasmine
Sandra Bullock, Gravity
Judi Dench, Philomena
Emma Thompson, Saving Mr. Banks
Kate Winslet, Labor Day

MIGLIOR ATTRICE IN UN FILM COMMEDIA/MUSICALE

Amy Adams, American Hustle
Julie Delpy, Before Midnight
Greta Gerwig, Frances Ha
Julia Louis-Dreyfus, Enough Said
Meryl Streep, August: Osage County

MIGLIOR ATTORE IN UN FILM COMMEDIA/MUSICALE

Leonardo Di Caprio, The Wolf of Wall Street
Christian Bale, American Hustle
Bruce Dern, Nebraska
Oscar Isaacs, Inside Llewyn Davis
Joaquin Phoenix, Her

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA

Jennifer Lawrence, American Hustle
Sally Hawkins, Blue Jasmine
Lupita Nyong'o, 12 Years a Slave
Julia Roberts, August: Osage County
June Squibb, Nebraska

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA

Jared Leto, Dallas Buyers Club
Barkhad Abdi, 12 Years a Slave
Daniel Bruhl, Rush
Bradley Cooper, American Hustle
Michael Fassebender, 12 Years a Slave

MIGLIOR FILM IN LINGUA NON INGLESE

La Grande Bellezza
La vita di Adele
Jagten
Il passato
The Wind Rises

Come in ogni edizione, non sono mancate conferme e sorprese. I Globe, considerati gli apripista degli Oscar, hanno premiato come vincitori, nelle due principali categorie, American Hustle di David O. Russell e 12 Years a Slave di Steve McQueen. Film che ovviamente hanno alte probabilità di vittoria anche agli Academy. Lo scopriremo giovedì 16 gennaio. Non sorprende nemmeno la vittoria di Cuaron con Gravity, altro probabile mieti-premi ai prossimi Academy.
Meritatissima la vittoria di Matthew McConaughey, da qualche anno impegnato a far film in cui ha potuto sfoggiare la sua capacità nei drama. Dopo essersi sottoposto per il film ad un dimagrimento impressionante, l'attore può stringere il riconoscimento inseguito per così lungo tempo. Cate Blanchett, la divina aggiungerei io, porta a casa il premio come Miglior Attrice in un film drammatico per il film dell'amico Woody Allen (vincitore del Cecil B. Demille alla carriera in queste stessa edizione). Vi sorprende la vittoria di Cate? A me nemmeno un po'!




Diciamocelo: ci speravamo tutti che Leo portasse a casa questo premio! Quando Jennifer Lawrence ha annunciato la sua vittoria la sala è stata percorsa da un boato. Finalmente Di Caprio porta a casa un premio, meritatissimo, di un "grande slam" cinematografico. Era ora: Leo è cresciuto tantissimo in questi anni, e ne arriveranno altri di premi. Chi come lui negli anni scorsi faceva il pieno di nominations ma non di premi è Amy Adams: anche lei adesso può sorridere di felicità e non digrignare i denti per la rabbia! Jennifer Lawrence e Jared Leto chiudono il cerchio dei riconoscimenti più importanti: la Lawrence prosegue la sua ascesa nell'Olimpo del cinema mentre Jared, dopo sei anni di assenza dalle scene, vince a sorpresa, arrivando alla consacrazione anche in campo cinematografico. Gli U2 incassano il premio come Miglior Canzone Originale mentre, per i premi alla TV, Breaking Bad, House of Cards e Dietro i Candelabri accumulano più riconoscimenti.
E ora, come di consueto...

Chic e Choc dal Red Carpet

Più dei premi, più degli acceptance speech ciò che viene studiato, con precisione maniacale, sono le mise delle star sulla passerella. Solo che a volte i personal stylist c'azzeccano e altre no. Vediamo alcuni degli abiti che hanno sfilato ieri ai Golden Globe:


Come per la sua vittoria, così penso non ci sia bisogno di commentare l'abito indossato da Cate Blanchett. Assolutamente perfetta in Armani Privè.


Si è visto tanto rosso ieri sul red carpet, tendenza alla quale non è sfuggita nemmeno Amy Adams in Valentino. Elegante e raffinata ma il suo look non rimane particolarmente impresso.




Proseguiamo col rosso: Emma Watson in questa particolare e originale creazione di Christian Dior. Emma conferma la sua fama di trendsetter!



Una delle più eleganti insieme alla Blanchett: Lupita Nyong'o in Ralph Lauren.


Nì per Sandra Bullock che indossa un vestito di Prabal Gurung. Troppi colori pastello che fanno a cazzotti.

Due NO secchi e decisi per...


Ahimè, Jennifer Lawrence in Dior che non la esalta e la ingolfa. In rete abbondano ormai le caricature per questo vestito! Perez Hilton, il famoso blogger americano, l'ha paragonata ad Ariel, la sirenetta Disney!


Se Jennifer è la Sirenetta, ieri sera ai Golden Globe c'era anche la strega cattiva del mare, Ursula:





La somiglianza mi è saltata in mente appena ho visto Sofia Vergara con il vestito di Zac Posen. Ma cos'è? La giunonica Sofia per me questa volta ha toppato!

Appuntamento agli Oscar!


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