martedì 23 dicembre 2014

Cinque buoni motivi per vedere True Detective


Se dico True Detective, cosa vi viene in mente? La serie TV da record del 2014, l'ossessione che questa serie vi ha lasciato su Carcosa, il Re Giallo e i bayou brulicanti di magia, oppure le irresistibili frasi ciancicate di Matthew McConaughey?
Chi ha amato True Detective, penso risponderà che tutti sono buoni motivi per ricordare che il nuovo fenomeno, targato HBO, sia uno dei prodotti televisivi più validi degli ultimi anni.

Season TWO

Lo scrittore Nic Pizzolatto, dopo il grande successo della sua creatura, decisamente non è rimasto con le mani in mano. La sceneggiatura della seconda stagione è già tra le mani dei nuovi cast and crew. Dalla soffocante Louisiana, la produzione si è spostata in California. Da qualche settimana, le riprese sono iniziate: "i nuovi poliziotti", Colin Farrell, Taylor Kitsch e Rachel McAdams, quindi, sono già al lavoro. La parte del cattivo, per la nuova stagione, è andata a Vince Vaughn. Riusciranno a bissare il successo della prima stagione? Staremo a vedere.


Cinque buoni motivi per vedere True Detective

1 - Nic Pizzolatto e l'addio alla sua fama letteraria


Sì, è lui: cameo, in uno degli episodi, di Pizzolatto in True Detective
Pizzolatto, creatore di True Detective, non si è sempre occupato di TV. Anzi, lui nasce come scrittore. Almeno, c'ha provato. A detta di molti, se la cavava anche abbastanza bene, ma non ha trovato terreno fertile nel mondo della narrativa statunitense. Così Nic si reinventa, e attirato dalla TV, si trasferisce in California. Scrive diversi pilot, e poi arriva l'idea per True Detective. Sottopone il lavoro alla HBO che approva il progetto, e dà il via ai casting. La serie, appena nata dall'immaginazione di Pizzolatto, era in realtà un romanzo. E di quella letterarietà, conserva parecchio. Infatti, lo scrittore si è ispirato al libro di Robert W. Chambers, Il re giallo. Per chi volesse leggerlo, in Italia è edito da Vallardi.

2 - Record, premi e nomination

Il regista Cary Fukunaga con l'Emmy vinto per True Detective

Premi come se non ci fosse un domani. Agli Emmy 2014, la serie ha collezionato ben dodici nomination, vincendo in cinque categorie. Critici televisivi e pubblico in delirio, volete dei dati? Eccoli:

- La prima stagione ha avuto una media spettatori intorno agli 11,2 milioni. Un record per l'HBO, imbattuto dal 2001.

- Nonostante sia una serie non proprio per famiglie, gli ascolti non sono mai scesi al di sotto dei dieci milioni di spettatori.

- Su Rotten Tomatoes, ben l'88% degli internauti ha affermato di apprezzare molto il nuovo show della HBO.

E i premi non sono finiti qui: è di qualche giorno fa la notizia di altre nomination ai Writers Guild Awards, ai Sag Awards (doppia candidatura per McConaughey e Harrelson)e Golden Globe. Inutile dire che la serie è una delle favorite per la vittoria.

3 - Light vs. Darkness 

La storia corre su due binari cronologici, il 1995 e il 2012. L'azione parte nei giorni nostri: l'ex detective Rustin Cohle, è interrogato da due investigatori. Anche il suo ex partner e collega, Martin Hart, viene contattato. Tramite lui, i due poliziotti vogliono cercare di sapere più cose possibili su Rust, che è sempre stato una mina vagante, per superiori e colleghi. Il perché di questi colloqui, è presto detto: l'"ossessione" di Cohle per un caso risalente a diciassette anni prima. E al suo oscuro allestimento.



Nel 1995, l'omicidio di Dora Lange, si è concluso con l'arresto del colpevole. Rust, però, è convinto che l'omicida sia ancora a piede libero. Soprattutto è sicuro che, dietro le morti e sparizioni di donne e bambini, che sono continuate anche dopo il 1995, non c'è solo una mente malata, ma l'intera società della Louisiana, marcia e torbida. Rust è costretto a ripercorrere, con i detective, tutte le fasi della sua investigazione, raccontando anche la sua vita. Quando comprende che gli sbirri che lo stanno interrogando, se si fossero avvicinati troppo alla verità, circa il suo ritorno in Louisiana, avrebbero mandato in fumo tutte le prove accumulate in diciassette anni, l'ex detective chiede aiuto a Marty, ed insieme si rimettono al lavoro sul caso. Quello che scoperchieranno, sarà un vaso di Pandora colmo di male, perversioni e segreti rancidi, taciuti troppo a lungo. Alla fine, però, il bene vince sempre.




4 -Woody e Matthew, il duo delle meraviglie


Ciò che appassiona gli spettatori, addirittura più del caso di omicidio, sono i due protagonisti. I misteri che due uomini, all'apparenza comuni, possono nascondere e tacere. A se stessi, e a chi vogliono bene. Le dinamiche tra Marty, pragmatico e razionale, e Rust, visionario, nichilista e tormentato, è il caso che Pizzolatto ha sottoposto al pubblico. Dipanare la psicologia di Marty, uomo troppo umano, che racconta balle e se le racconta, forse è più semplice. Detective di provincia, padre di famiglia, tutte etichette che lo soffocano. Così annega in alcool e relazioni extraconiugali, votandosi alla solitudine. Che tanto disprezza in Rust. Proprio Rust, è uno che le balle non se le racconta, e non le propina nemmeno agli altri. Brutale, crudo, forse troppo avanti per quella città, coacervo di magia e perversione umana. Le sue riflessioni sul mondo e sulle persone fanno male, ma sono vere. E, ormai, i suoi momenti epifanici, sono irrimediabilmente oggetto di parodie in rete. Un assaggio del pensiero filosofico di mr. Cohle:





Eppure, queste sue spigolosità attirano. La bravura di McConaughey sta proprio nel far solidarizzare lo spettatore con un personaggio scomodo e difficile come Rust. L'attore texano ti porta sulla stessa lunghezza d'onda non solo del suo personaggio, ma anche dell'assassino. Perché è la follia lucida di Rust a risolvere il caso. Quelle sicurezze che ha perso, e che ha, poi, ritrovato. Sporche e ammaccate, ma sicuramente più vere. Un altro mistero della serie, effettivamente, è proprio McConaughey: non che non avesse bazzicato il genere, ma nel 2014 abbiamo scoperto che Matthew è parecchio portato per il drammatico.
Nessun stereotipo, solo tanta fragilità per i characters di Harrelson&McConaughey.



5 - La Louisiana, Fukunaga e la musica country

Originariamente, la serie doveva essere ambientata in Arkansas. Poi Pizzolatto cambia idea, e decide di trasferirla a casa sua, in Louisiana. Così, entra in gioco il terzo protagonista. Perché anche la location partecipa all'azione, alla storia, nascondendo, modificando e svelando le tracce dell'assassino. A dare un'anima alla Louisiana, ha contribuito anche la regia, magistrale, di Cary Fukunaga. Quando ho scoperto chi c'era dietro la macchina da presa di True Detective, non ho avuto dubbi. Dovevo vederlo.


Mi ha letteralmente stregata con la sua Jane Eyre. Sapevo che con True Detective sarebbe tornata quella magia, che è in grado di creare con la cinepresa: conferire personalità ad un luogo, farlo partecipare con colori e atmosfere rarefatte agli stati d'animo dei personaggi. Il ragazzo è giovane, ma ci sa fare. Emmy più che meritato. 
Vogliamo parlare della musica? Country, a tratti cupa. Dietro la scelta dei brani c'è il premio Oscar T Bone Burnett. La HBO ha curato ogni dettaglio. Io, sono innamorata degli opening credits:



Allora, vi ho convinto a vedere True Detective?

Intanto, aspetto l'arrivo della seconda stagione. Loro sono già pronti, sul divano, per gustarsi il primo episodio



Buona visione!


INCURSIONI CINEMANIACHE, seguiteci su:

Fan Page Ufficiale Facebook

Profilo Ufficiale Twitter

Nessun commento:

Posta un commento