martedì 30 giugno 2015

Recensione Flash: I Vichinghi


Titolo originale: Northmen: A Viking Saga

Anno e nazione di produzione: SVIZ/GERM/SOUTH AFRICA 2014

Distribuzione in Italia: Eagle Pictures

Genere: Storico/Azione/Avventura

Durata: 95 minuti

Cast: Tom Hopper, Ryan Kwanten, Ken Duken, Charlie Murphy, Ed Skrein, Anatole Taubman, Leo Gregory, James Norton, Darrell D'Silva, Johan Hegg, Danny Keogh

Regista: Claudio Fäh

Dopo l'immenso successo della serie TV Vikings, targata History, anche il mondo del cinema si sta adattando alla nuova moda del momento, ovvero le storie sul popolo norreno.
E' questo il caso del film I Vichinghi (in originale Northmen: A Viking Saga; come al solito, la traduzione del titolo italiano è sempre atroce ed orrenda!), film diretto da Claudio Fah.
In questa pellicola assistiamo alle vicende del giovane Asbjörn, interpretato da Tom Hopper (Sir Parsifal in Merlin e Billy Bones in Black Sails, per capirci), in fuga dalla sua terra natia, dopo essere diventato capitano della ciurma del suo defunto padre, in seguito alla ribellione contro il nuovo re, da sempre rivale del suo clan.
Decisi a dirigersi verso Danelagh, la colonia vichinga in Inghilterra, unico luogo sicuro per loro, gli uomini si imbarcano sul loro drakkar ma, quando si trovano quasi vicini alla meta, vengono sorpresi da una tempesta che distrugge la loro nave.
Risvegliatisi su delle coste sconosciute, dopo aver sconfitto un manipolo di soldati di scorta e dopo aver catturato la giovane nobildonna al loro seguito, di nome Inghean, interpretata da Charlie Murphy, i vichinghi capiscono di essere finiti nella lontana Alba (l'odierna Scozia), una terra del tutto inospitale e barbarica, perfino per gli audaci popoli norreni.
Scoprendo inoltre che la giovane e caparbia Inghean è proprio la figlia del re Dunchaid, monarca di Alba, interpretato da Danny Keogh, Asbjörn e la sua ciurma di naufragati inizialmente penseranno di richiedere un lauto riscatto, ma in seguito dovranno raggiungere in fretta la colonia in Inghilterra, grazie anche all'aiuto di un giovane monaco guerriero, poiché il terribile sovrano sguinzaglierà il suo esercito di mercenari dell'Est Europeo, guidato dai crudeli fratelli Hjorr e Bovarr, interpretati rispettivamente da Ed Skrein (Daario Naharis nella season 2 di Game Of Thrones) e Anatole Taubman (il subdolo frate Remigius in I Pilastri Della Terra).
I cacciatori diverranno quindi le prede e la domanda che bisogna porsi è: riuscirà il gruppo di uomini a sfuggire all'orda che dà loro la caccia, oppure periranno nel tentativo?
Il film non è un capolavoro, ma non è neanche da buttare: è coinvolgente, per niente lento nel ritmo, ed è molto fedele dal punto di vista storico, dato che, nell'epoca in cui si svolge, gli sbarchi dei popoli vichinghi nell'odierna Gran Bretagna erano pressoché giornalieri ed i popoli autoctoni dovevano restare sempre in allerta per evitare rischi.
Da notare il brevissimo cameo del cantante Johan Hegg, leader della band metal svedese Amon Amarth, nel ruolo di Valli, uno degli uomini di Asbjörn.
Consiglio dunque questa pellicola a chiunque ami la storia e i costumi dei popoli norreni e per chi vuole passare una serata all'insegna dell'avventura.
Buona visione!

Il trailer:


Consigliato: Sì

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venerdì 26 giugno 2015

Recensione Flash: Una folle passione


Anno e Nazione di Produzione: USA, Repubblica Ceca 2014

Titolo originale: Serena

Distribuzione in Italia: Eagle Pictures

Genere: Drammatico

Durata: 110 minuti

Cast: Bradley Cooper, Jennifer Lawrence, Rhys Ifans, Toby Jones

Regista: Susanne Bier

George Pemberton è un imprenditore di legname, nel North Carolina degli anni Venti. Scapolo impenitente, ha una relazione con una ragazza del posto, Rachel, ma dedica il suo tempo principalmente al suo lavoro. Quando, per risolvere dei problemi legati alla sua impresa, parte per chiedere aiuto alla sorella, George conosce Serena: volitiva e forte, l'uomo se ne innamora perdutamente e decide di sposarla. L'arrivo di Serena in North Carolina cambia molte cose, e George decide di ignorare l'arrivo del bambino da Rachel. Presto Serena prenderà il controllo della vita e del lavoro di George, fino a quando vari eventi manderanno in frantumi il suo precario equilibrio psichico.
Quando ho saputo che il primo film hollywoodiano di Susanne Bier era stato un flop, non ci volevo credere: ma come? Bier alla regia, e la magnifica coppia Bradley Cooper/Jennifer Lawrence come protagonisti ed è brutto? Ovviamente, ho voluto verificare di persona, così l'ho visto. E purtroppo devo confermarlo: pessimo, noioso, una storia banalotta senza il tocco personale e inconfondibile della regista danese. Delusione pazzesca anche la recitazione, incastrata in un melo' forzato e prevedibile. Salvo solo la fotografia. Per il resto, soldi sprecati. 

Il trailer:



Consigliato: No

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martedì 23 giugno 2015

Alea Iacta Est: Roma


Prima ancora di Game Of Thrones, la HBO divenne famosa per un'altra grande serie TV, che per certi versi e certe sfaccettature fece da precursore del più recente adattamento della saga di George R.R. Martin.
Sto parlando di Roma ovviamente, una delle TV series più costose della storia, realizzata da Bruno Heller, girata negli studi di Cinecittà e andata in onda tra il 2005 e il 2007 negli USA, i cui costi appunto minarono la possibilità di realizzare più di due stagioni ma che, al tempo stesso, ci hanno garantito due anni grandiosi di storie appassionanti e travolgenti.
Chi conosce per sommi capi la trama sa già chi sono i due mitici protagonisti: il legionario Tito Pullo, interpretato da Ray Stevenson, e il centurione prima lancia Lucio Voreno, interpretato da Kevin McKidd.

Da sinistra a destra: Tito Pullo e Lucio Voreno
I due, entrambi arruolati al servizio di Giulio Cesare, uno dei triumviri di Roma, nella XIII Legione durante le guerre galliche, saranno, molte volte, costretti a cooperare e lavorare insieme, nonostante i loro continui conflitti, per via dei loro caratteri molto diversi (Voreno è un militare sempre dedito al dovere e con un forte senso dell'onore, mentre Pullo è uno scanzonato ed irriverente legionario, dai modi di fare barbarici), al fine di soddisfare le richieste del triumviro e del suo amico e vice, il generale Marco Antonio.
Nel corso delle due stagioni, i due uomini si ritroveranno spesso uniti e divisi in varie zone dell'Europa e dell'Africa e le loro vicende faranno da traino per i più grandi eventi della storia della Repubblica romana, ormai in totale decadimento e pronta a cedere il passo al maestoso Impero, sotto il governo di Ottaviano Cesare Augusto.
Di fatto, la bellezza di questa serie TV sta proprio nell'incunearsi delle vicende di Pullo e Voreno con i fatti storici e, sebbene con fantasiose e, a volte, dovute differenze, a partire proprio dai due protagonisti, realmente esistiti ma totalmente diversi dalla loro versione storica, gli altri personaggi sono raffigurati in maniera molto minuziosa.
Inizialmente, uno dei due personaggi principali è proprio Caio Giulio Cesare, interpretato da Ciaran Hinds.


La strutturazione del personaggio è davvero sorprendente e gli autori hanno preferito mostrare più il suo lato autoritario e severo, piuttosto che quello generoso e compassionevole, poche volte visibile nei vari episodi della serie. Questa scelta stilistica ha reso il Cesare di Roma un abile e geniale condottiero ma, al tempo stesso, un avversario da temere per chiunque gli si pari dinanzi. Un plauso all'attore irlandese che, ai giorni nostri, è famoso per l'interpretazione di Mance Rayder in Game Of Thrones.
L'altro personaggio principale, dapprima amico di Cesare e poi suo acerrimo nemico, è Gneo Pompeo Magno, interpretato da Kenneth Cranham.


Ho visto varie volte, in film e serie TV, come venisse rappresentato Pompeo e devo dire che la mia versione preferita è proprio questa di Roma. Infatti, la grandezza del personaggio sta proprio nella sua incapacità di arrendersi al crollo della sua notorietà e potere, di fronte al grande trionfo del suo ex amico Cesare in Gallia, e, al tempo stesso, alla sua impotenza dinanzi al fato inesorabile che ha sancito la sua sciagura. Una stupenda rappresentazione del grande condottiero romano, molto fedele alla storia, e una grande interpretazione da parte dell'attore scozzese.
Altri due grandi ruoli essenziali, divenuti primari dopo la fine dei due triumviri, sono quelli dei cesaricidi Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino, interpretati rispettivamente da Tobias Menzies (per intenderci, Edmure Tully di Game Of Thrones e Frank Randall/Jonathan "Black Jack" Randall in Outlander) e Guy Henry (noto ai più per il ruolo di Pius O'Tusoe, il ministro-marionetta di Voldemort in Harry Potter E I Doni Della Morte Parte I e Parte II).

Dall'alto verso il basso: Cassio e Bruto
I due uomini, fuggiti in Asia dopo l'uccisione di Cesare, si auto-definiscono i "protettori della Repubblica" e si preparano a compiere il passo finale per salvarla una volta per tutte, con risultati tristemente noti (la loro fine, lo ammetto, mi ha causato molto dispiacere, visto il tipo di narrazione molto appassionante che avvicina gli spettatori a tutti i personaggi), dalle grinfie dei due nuovi, grandi protagonisti della serie, il primo dei quali è l'irruento Marco Antonio, interpretato da James Purefoy.


Il generale diviene, col passare del tempo e con la morte del suo signore, un uomo sempre più potente a Roma, più volte pronto a sfidare la decisione di Cesare di cedere il suo potere al figlio adottivo e secondo personaggio principale, noto proprio per il suo rapporto contrastato con Antonio, ovvero il giovane ed intelligentissimo Ottaviano, interpretato da giovane da Max Pirkis e da adulto da Simon Woods.


Il rapporto tra Ottaviano e Antonio sarà messo tantissime volte a dura prova, specie dopo la battaglia tra i due a Mutina, che ha sancito la superiorità del ragazzo agli occhi di Roma, nonostante la grande popolarità del generale favorito da Cesare. Di fatto, dopo l'apparente riappacificazione tra i due uomini, in seguito alla sconfitta dei cesaricidi nella battaglia di Filippi, il loro triumvirato avrà termine nel peggiore dei modi, proprio a causa del loro carattere incompatibile, portando alla fine della Repubblica romana e all'inizio dell'Impero con Ottaviano come primo sovrano.
Se non fosse per la fantasiosa rivisitazione di Ottaviano, che, visti i suoi gusti sessuali tra l'incestuoso e il manesco, potrebbe essere tranquillamente visto come il precursore di 50 Sfumature di Grigio, per il resto entrambi i personaggi sono anch'essi fedelissimi alle loro controparti storiche e la scelta degli attori è stata azzeccatissima.
Ma ciò che non va assolutamente dimenticato è che tutti questi uomini non avrebbero mai ottenuto grandi successi, se non fosse stato per le macchinazioni di grandissime donne che operano alle loro spalle e nei modi più subdoli: sto parlando della terribile Azia dei Giulii, madre di Ottaviano ed Ottavia e nipote di Cesare, interpretata da Polly Walker; Servilia dei Giunii, madre di Bruto ed ex amante di Cesare, interpretata da Lindsay Duncan; la stessa Ottavia dei Giulii, interpretata da Kerry Condon; la bella Niobe, moglie di Lucio Voreno, interpretata da Indira Varma (Ellaria Sand di Game Of Thrones; eh sì, HBO ricicla molti attori ed attrici!) e, infine, la grande regina egizia Cleopatra, interpretata da Lyndsey Marshal.

Da sinistra a destra: Azia, Servilia, Ottavia, Niobe e Cleopatra
La prima sarà la grande burattinaia di Marco Antonio, suo amante, e dei figli: deciderà molte volte cosa è meglio per loro, fino al momento in cui Antonio ed Ottaviano, divenuto adulto, si ribelleranno al suo controllo, a causa delle loro sfrenate ambizioni, mettendola da parte più volte ma, cionondimeno, non minando assolutamente il suo incredibile, radicato potere di domina romana.
La seconda sarà l'acerrima nemica di Azia e Cesare, subito dopo il ripudio del dittatore, messo alle strette per i suoi rapporti extra-coniugali, e sarà una dei principali mandanti dell'eliminazione di Cesare da parte dei senatori ribelli. Più volte, lei ed Azia si scontreranno, indirettamente o anche solo verbalmente, e solo il tempo decreterà chi sarà la vincitrice e per quale ragione lo diverrà.
La terza donna sarà inizialmente la marionetta nelle mani di Servilia, che si servirà varie volte di lei per spiare la madre, anche nei modi più vili, finché la giovane si renderà conto del peso del giogo al quale è legata da anni, ribellandosi, seppur in maniera molto limitata, alla madre e alla sua amica.
Niobe, moglie di Voreno e madre di tre figli, avrà una vita molto squilibrata subito in seguito al ritorno del marito a Roma, tornato dopo otto anni dalla Gallia, e dovrà più volte gestire con grande maestria la casa e gli affari, a causa di un grandissimo segreto che Lucio scoprirà solo quando sarà troppo tardi.
Per l'ultima donna invece non c'è bisogno di presentazioni: la regina d'Egitto, divenuta sovrana solo grazie all'intervento di Cesare, giocherà un ruolo-chiave nella fine della Repubblica romana, manipolando tutto e tutti, Marco Antonio in primis, per raggiungere i suoi scopi, ma il destino, si sa, è ineluttabile, e la fortuna smetterà ben presto di girare dalla sua parte.
E' con tutte queste grandi donne, nonché grandi uomini, sia nel bene che nel male, che i due protagonisti, Tito Pullo e Lucio Voreno, avranno più volte a che fare, rivelandosi spesso essenziali nell'avvio di eventi e vicende grandiose e terribili.
Condivido il pensiero di molti: due stagioni sono davvero troppo poche e il mio tuffo nel passato con questa serie TV è stato molto breve, seppure intenso.
Ho apprezzato tantissimo Roma per moltissimi aspetti, dato che, come molti dei nostri più fedeli Cinemaniaci sanno, sono un grande appassionato della storia dell'antica Roma, e la metamorfosi che i due protagonisti subiscono nel corso delle due stagioni è incredibile e magnifico.
Molti fan hanno più volte proposto la realizzazione di una terza serie ma, almeno per quanto mi riguarda, non credo sarebbe la stessa cosa, visto ciò che accade alla fine della seconda stagione. E poi, la HBO è al momento presa completamente da Game Of Thrones, il cui budget è sempre molto elevato, quindi difficilmente riusciremo a vedere mai qualcos'altro del mondo di Pullo e Voreno. Dunque, ai più nostalgici e a chi non conosce Roma, consiglio vivamente di vederla e di godersi le magnifiche atmosfere di questa serie TV!
Vi lascio con un video-tributo e vi auguro buona visione!


Il video-tributo:


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venerdì 19 giugno 2015

Recensione Flash: Adaline - L'eterna giovinezza


Anno e Nazione di Produzione: USA 2015

Titolo originale: The age of Adaline

Distribuzione in Italia: Eagle Pictures

Genere: Drammatico

Durata: 109 minuti

Cast: Blake Lively, Michiel Huisman, Harrison Ford, Kathy Baker, Amanda Crew

Regista: Lee Toland Krieger

Adaline Bowman è una ragazza come tante altre nella San Francisco di fine anni Venti: è giovane, ha dei progetti, si sposa, ha una figlia. Poi, dopo la prematura scomparsa del marito, rimane sola con la bimba. Una sera, mentre la sta raggiungendo in macchina, ha un incidente e per circostanze particolari, il suo invecchiamento cellulare si ferma. Da quel momento, Adaline avrà sempre ventinove anni. La figlia cresce, le sue amiche invecchiano, lei rimane giovane ed inizia a destare qualche sospetto. Così inizia a fuggire, a cambiare città, identità e lavoro. Fino al 2014, quando incontra Ellis e quel continuo fuggire inizia ad essere un alibi, più che un'esigenza.
Devo ammetterlo: ero molto scettica su questo film. E per decidermi a vederlo, ci ho messo un po'. Ma, devo dire che mi ha sorpreso. Per quanto sia un film da intrattenimento, ha dalla sua una storia molto interessante, un cast azzeccato e nessun momento morto. Sicuramente, gran parte del film si basa sulla presenza scenica di Blake Lively, affascinante e coinvolgente, e sull'appeal di Michiel Huisman, il Daario Naharis di Game of Thrones. Aggiungiamoci anche Harrison Ford, che non guasta mai. Adaline - L'eterna giovinezza ti cattura, ed è quasi una metafora delle vite "normali", rispetto a quella della protagonista: anche noi, molto spesso, scappiamo. Senza nemmeno sapere bene il perché. Poi, arriva il momento in cui decidiamo di rimanere, o la persona che ci convince a farlo.

Il trailer:


Consigliato: Sì

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martedì 16 giugno 2015

Recensione (mica tanto) Flash: Jurassic World


Anno e nazione di produzione: USA 2015

Distribuzione in Italia: Universal Pictures

Genere: Fantascienza/Avventura/Azione

Durata: 124 minuti

Cast: Chris Pratt, Bryce Dallas Howard, Vincent D'Onofrio, Jake Johnson, Nick Robinson, Ty Simpkins, B.D. Wong, Irrfan Khan, Omar Sy, Judy Greer, Lauren Lapkus, Brian Tee, Katie McGrath

Regista: Colin Trevorrow

Jurassic World: il quarto e tanto atteso capitolo della saga sui bestioni primordiali è finalmente sbarcato nelle sale cinematografiche di tutto il mondo!
Ventidue anni dopo i tragici eventi del Jurassic Park di John Hammond, Isla Nublar è stata recuperata e trasformata in un parco a tema di dinosauri, chiamato Jurassic World, esattamente come Hammond stesso sognava, se non anche di più. Dopo i tantissimi errori della InGen sull'isola e sul sito B, Isla Sorna, la compagnia è stata rilevata e comprata nel 1998 dalla Masrani Corporation, fondata da Simon Masrani (Irrfan Khan), che diventa il direttore del parco.
Dopo l'apertura nel 2005, il parco ha avuto per tantissimi anni molto successo, grazie alle numerose nuove specie esposte, ma, dal 2015 in poi, i guadagni iniziano ad assestarsi e a diminuire, per via del fatto che ormai la gente si è abituata al pensiero di vedere e sapere dell'esistenza dei dinosauri e non ne è più attratta ed affascinata come i primi tempi.
Per questa ragione, su richiesta dello stesso Masrani e di Claire Dearing, la responsabile delle operazioni nel parco, interpretata da Bryce Dallas Howard, il dottor Wu (sempre interpretato da B.D. Wong), tornato all'opera dopo l'incidente del 1993, ottiene il permesso di compiere l'impensabile: lo scienziato, pioniere del campo della genetica, riuscirà a creare il primissimo ibrido di varie specie di dinosauri, prime fra tutte il Tirannosaurus Rex e il Velociraptor, e a mescolare il suo DNA con quelli di numerosi animali moderni, come rane e seppie. Nasce così l'Indominus Rex che, secondo i calcoli finanziari, farà impennare i guadagni del Jurassic World in pochissimo tempo.
L'unico contrario a tale creazione è l'ex militare Owen Grady (Chris Pratt), venuto a lavorare nel parco per svolgere ricerche comportamentali sui Velociraptor, con i quali è riuscito ad instaurare un incredibile rapporto e dei quali è divenuto addirittura l'Alfa del branco. L'uomo, dopo aver studiato a lungo i dinosauri, soprattutto i carnivori, mette in guardia Masrani e la Dearing riguardo l'imprevedibilità di una specie nuova, mai esistita in natura e del tutto ignota, ma i due non gli danno ascolto.
Il risultato è fin troppo prevedibile: esattamente come profetizzato da Owen, l'Indominus (una femmina), ormai del tutto squilibrato e sociopatico, poiché ha sempre vissuto nel suo recinto, dopo aver tra l'altro ucciso il fratello, dimostra una spietata intelligenza, di livello superiore a qualsiasi altro dinosauro presente sull'isola, e, grazie ad un tranello, riesce a liberarsi, mietendo le prime vittime.
Se inizialmente i visitatori sono al sicuro, l'effetto domino causato dall'Indominus, divenuto sin da subito un pericolo sia per gli umani che per gli altri dinosauri, scatenerà una catastrofe senza precedenti, ed Owen e Claire, da sempre divisi da varie divergenze, dovranno unire le forze per arrestare questa spietata macchina di morte e salvare i turisti, primi fra tutti i due giovani nipoti di Claire, Zach e Gray, dispersi nella giungla.
Ci riusciranno?
I richiami al primo epico film, tra i quali spicca la femmina di T-Rex, ricatturata e messa anch'essa in esposizione nel parco, sono numerosissimi e fa piacere vederli e provare le vecchie emozioni di un tempo. Jurassic World, a mio parere, sta ottenendo un successo senza precedenti proprio grazie a questo espediente, usato dal regista Colin Trevorrow, ma anche per il fatto che la pellicola mostra sia aspetti vecchi, come gli errori commessi continuamente dagli uomini, ed anche nuovi, come quelli riguardanti i Raptor ed i loro possibili utilizzi.
Infatti, a differenza del secondo film, bello soprattutto grazie al mitico Ian Malcolm e alla natura selvaggia di Isla Sorna, e al bistrattatissimo terzo film (molti sono ancora infuriati per via dello Spinosaurus, protagonista/antagonista assoluto della pellicola, che soppianta l'amato T-Rex... Roba da non credere!), il quarto capitolo ritorna nuovamente sul tema del parco e dell'utilizzo dei dinosauri visti più come oggetti in mostra e non come degli esseri viventi, come viene giustamente sottolineato da Lowery, il personaggio interpretato da Jake Johnson, permettendo allo stesso tempo di giungere ad un'evoluzione del concetto di sensazionalismo, tramite un nuovo essere, che sarà il successo e la rovina di tutti.
Molti hanno definito il finale del film simile a quello del recente Godzilla (capirete perché solo vedendolo), ma sinceramente io l'ho apprezzato molto, nonostante le similitudini, dato che esso sta ad indicare che, quando l'uomo non riesce ad ottenere il successo sperato, molte volte è la Natura stessa che riesce ad ottenerlo. Molto bello e significativo.
Invece, per quanto riguarda la bravura recitativa degli attori, a partire dal come sempre comico Chris Pratt per arrivare a B.D. Wong, il cui personaggio in questo film mostra la sua vera natura di uomo freddo ed insensibile (aspetto solo accennato in Jurassic Park), non si discute: tutti bravissimi e non vedo l'ora che Jurassic World arrivi sul mercato home video per poter apprezzare ancor di più la loro interpretazione.
Per il momento non si parla ancora di un sequel, dato che il finale è rimasto aperto, ma sono davvero curioso di sapere quali possibili scenari potrebbero delinearsi in un possibile quinto film, dunque staremo a vedere.
Vi auguro buona visione!

Il trailer:


Consigliato: Assolutamente sì

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venerdì 12 giugno 2015

Recensione Flash: Sarà il mio tipo?


Anno e Nazione di Produzione: Francia 2014

Titolo originale: Pas son genre

Distribuzione in Italia: Satine Film

Genere: Drammatico

Durata: 111 minuti

Cast: Émilie Dequenne, Loïc Corbery, Sandra Nkake, Anne Coesens

Regista: Lucas Belvaux


Clément Le Guern, filosofo e professore di liceo a Parigi, viene trasferito nel paesino di Arras per un anno. Per lui è una tragedia, lontano da Parigi non riesce a stare, e nelle piccole città si spegne. Ma c'è poco da fare, e sale sul treno per Arras. Annoiato dalla vita di provincia, trova uno svago in Jennifer, parrucchiera allegra e vitale. Insomma, il suo opposto: troppo serio e che del cinismo sentimentale ne ha fatto la sua religione. Quando Jennifer si innamora per davvero, Clément porta avanti la sua guerra ai sentimenti e ai legami fissi. Sarà Jennifer, questa volta, a sorprendere lui che ha sempre sorpreso.
Tratto dal romanzo di Philippe Vilain, quando mi sono ritrovata davanti questo film ho pensato fosse una commediola francese col lieto fine. Niente di più sbagliato: è uno scontro tra due classi sociali, due caratteri profondamente diversi e due punti di vista, totalmente opposti, sull'amore. Jennifer, positiva e che ama davvero, anche se in cambio riceve spesso solo delusioni. Mentre Clément è un grigio bambinone di città che si nasconde dietro la sua aura accademica per evitare le responsabilità di una vita di coppia. Ottimi gli interpreti, soprattutto la Dequenne, Palma d'Oro a Cannes nel 1999. Pochi momenti morti per un film interessante.

Il trailer:



Consigliato: Sì

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lunedì 8 giugno 2015

Recensione Flash: Big Hero 6


Anno e nazione di produzione: USA 2014

Distribuzione in Italia: Walt Disney Studios Motion Pictures

Genere: Animazione/Azione/Commedia/Fantascienza

Durata: 108 minuti

Cast: Ryan Potter (Hiro Hamada), Scott Adsit (Baymax), T.J. Miller (Fred), Jamie Chung (GoGo Tomago), Maya Rudolph (Zia Cass), James Cromwell (Professor Robert Callaghan), Damon Wayans Jr., (Wasabi), Génesis Rodriguez (Honey Lemon), Alan Tudyk (Alistair Krei), Daniel Henney (Tadashi Hamada), Stan Lee (Padre di Fred)

Registi: Don Hall & Chris Williams

Il primo passo della Disney dopo l'acquisto della Marvel è stato compiuto e tale passo si chiama Big Hero 6!
Questa pellicola, ispirata all'omonimo fumetto della casa editrice di Stan Lee e vincitrice dell'Oscar 2015 come miglior film d'animazione dell'anno 2014, narra le avventure del giovane quattordicenne Hiro Hamada, un enfant prodige, diplomatosi giovanissimo, e cittadino della futuristica San Fransokyo, che dopo aver partecipato più volte alle rischiose battaglie clandestine chiamate Bot Duelli, usando robot di sua invenzione, viene convinto dal fratello maggiore Tadashi a tentare la sorte e ad iscriversi all'istituto che lui frequenta, in modo da mettere alla prova e dimostrare le sue immense capacità di giovane inventore. Supportato quindi da Tadashi e dai suoi amici GoGo Tomago, Wasabi No-Ginger, Honey Lemon e Fred, Hiro riesce a creare dei mini-robot rivoluzionari che lo mettono in mostra dinanzi al professor Callaghan, direttore dell'istituto e mentore di Tadashi, che subito lo accetta come suo nuovo allievo.
La situazione però precipita dopo un gravissimo incendio scoppiato nel salone delle invenzioni, nel quale restano uccisi il professore e il povero Tadashi. Hiro, distrutto dalla tragedia, si estrania dagli amici e dal mondo per settimane, saltando i corsi universitari, finché, per caso, non fa risvegliare Baymax, l'avveniristico e simpaticissimo robot-dottore, dotato di tutta l'attrezzatura necessaria per curare i pazienti, creato da Tadashi poco prima della sua morte. Baymax riuscirà man mano a risollevare il morale del ragazzo e insieme i due scopriranno che i mini-robot rivoluzionari di Hiro sono sopravvissuti all'incendio e sono ancora in circolazione, usati da un misterioso individuo mascherato che li controlla per fini ignoti.
Decisi a fare chiarezza sulla vicenda, Hiro e Baymax uniscono le forze e creano, grazie al supporto degli amici di Tadashi, i Big Hero 6, ovvero la più sgangherata e atipica banda di supereroi che ci sia. Riusciranno a scoprire cosa si cela dietro l'individuo mascherato? Ma soprattutto, quale altro grande segreto c'è dietro questo essere misterioso?
Incuriosito dai tantissimi pareri positivi riguardo questa pellicola, ne ho approfittato appena ho potuto e l'ho subito vista. Oltre al dolcissimo Baymax e alla simpatica partecipazione "animata" di Stan Lee dopo i titoli di coda, questo film non mi ha fatto né caldo né freddo: è comico, appassionante e ben fatto, ma non è niente di eccezionale e, sinceramente, mi è sembrato un film già visto, dato che ci sono molte similitudini con The Avengers.
Di fatto, a mio parere, i soli, veri supereroi originali, tra l'altro sempre creati dalla Disney, sono Gli Incredibili, a proposito dei quali finalmente Brad Bird, regista del film, sta redigendo la trama e la sceneggiatura del tanto atteso sequel, dopo undici anni dall'uscita del primo capitolo.
Ciononostante, consiglio Big Hero 6 a tutti, giusto per passare una bella serata in allegria con amici e parenti.
Buona visione!

Il trailer:


Consigliato: Sì

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mercoledì 3 giugno 2015

Recensione Flash: Samba


Anno e Nazione di Produzione: Francia 2014

Distribuzione in Italia: 01 Distribution

Genere: Commedia

Durata: 116 minuti

Cast: Omar Sy, Charlotte Gainsbourg, Tahar Rahim, Izia Higelin

Regista: Eric Toledano, Olivier Nakache

Samba Cissé è un sans papiers. Da dieci anni vive a Parigi, cambiando continuamente lavoro e sperando di ottenere presto il permesso di soggiorno. Quando sta per essere regolarizzato a lavoro, Samba viene portato in un centro d'accoglienza. Ne esce col foglio di via, e la sua situazione diventa più difficile. Si rivolge ad un'associazione che aiuta gli immigrati, e lì conosce Alice. La donna è lì mentre sta trascorrendo un periodo di "riabilitazione" dopo un esaurimento nervoso. I due si riconoscono, nello smarrimento, e prendendosi per mano, cercano insieme la via da percorrere.
Nakache&Toledano tornano al cinema dopo il successone di Quasi amici, e scelgono nuovamente Omar Sy come loro protagonista. Più riflessivo del loro precedente film, trattando un argomento caldo in Francia, come i diritti dei sans papiers, il lungometraggio mantiene comunque il suo alone spensierato grazie anche alle ottime interpretazioni. Divertentissimo il finto brasiliano di Tahar Rahim. Sono personaggi che soffrono, e ridono quando possono e riescono. Il film è ben fatto e cattura.

Il trailer:



Consigliato: Sì

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