lunedì 28 settembre 2015

Recensione Flash... Doppia! Red & Red 2


Anno e nazione di produzione: USA/CAN 2010/USA 2013

Distribuzione in Italia: Medusa Film/Universal Pictures

Genere: Azione/Commedia

Durata: 111 minuti/116 minuti

Cast: Bruce Willis, Mary-Louise Parker, John Malkovich, Morgan Freeman (Red), Helen Mirren, Karl Urban (Red), Brian Cox, Julian McMahon (Red), Richard Dreyfuss (Red), Rebecca Pidgeon (Red), Ernest Borgnine (Red), James Remar (Red), Emily Kuroda (Red), Catherine Zeta-Jones (Red 2), Anthony Hopkins (Red 2), Byung-hun Lee (Red 2), David Thewlis (Red 2). Neal McDonough (Red 2), Titus Welliver (Red 2)

Regista: Robert Schwentke/Dean Parisot

Vi siete mai chiesti cosa fanno gli ex agenti della CIA, ormai in pensione, nel loro tempo libero? Personalmente, ho sempre ritenuto che, dopo tanti anni di intenso lavoro in ogni dove, difficilmente la loro vita si può adattare alla monotona routine di tutti i giorni.
Ebbene, i registi Robert Schwentke nel 2010 e Dean Parisot nel 2013 hanno cercato di dare una risposta a questo dilemma con le trasposizioni cinematografiche del famoso fumetto Red, scritto da Warren Ellis ed illustrato da Cully Hamner per la DC Comics.
Come la versione cartacea, anche Red e Red 2, ispirati ad essa, narrano le avventure e disavventure di una banda di ex agenti della CIA, ormai in pensione da anni, noti come RED appunto, ovvero Retired Extremely Dangerous (tradotto in italiano come Reduci Estremamente Distruttivi, traduzione non proprio azzeccata, ma consoliamoci col pensiero che gli adattatori cinematografici italiani hanno fatto di peggio!).
Vediamo quindi nello specifico le storie di entrambe le pellicole.

RED

In questo primo capitolo, osserviamo le vicende di Frank Moses, un agente della CIA in pensione interpretato da Bruce Willis, che vive in solitudine con la sua routine giornaliera alla quale sembra essersi adattato abbastanza bene.
L'unica interruzione di questa routine è rappresentata dalle telefonate giornaliere che Frank intrattiene con Sarah, un'impiegata presso l'ufficio pensioni interpretata da Mary-Louise Parker. La ragione è semplice: pur di parlare con lei, visto l'interesse reciproco che intercorre tra i due, l'ex agente strappa puntualmente il suo assegno mensile, in modo da telefonare l'ufficio e poter parlare con lei, lamentandosi di non averlo ricevuto e passando poi a chiacchierare dei loro interessi e dei loro hobby.
Ciò che però i due non immaginano minimamente è che queste telefonate continue diventano sospette per misteriosi membri del governo, che sguinzagliano contro i due una task force di agenti senza scrupoli e pronti a sparare a vista.
Grazie al suo duro ed intenso addestramento durato anni, Frank cerca e trova Sarah, salvandola dai killer, e i due riescono a fuggire e a rimettere insieme la vecchia banda dei RED, composta dal paranoico e pazzoide Marvin Boggs (John Malkovich), il donnaiolo Joe Matheson (Morgan Freeman) e l'elegante ma spietatissima Victoria Winslow (Helen Mirren).
Il quintetto, braccato dal preparatissimo agente della CIA William Cooper, interpretato da Karl Urban, dovrà cercare di capire chi e perché li vuole tutti morti, visto che, chissà come, anche gli altri membri del gruppo diventano nemici pubblici degli Stati Uniti.
Gli intrighi governativi, nonché svariate cospirazioni e cruenti segreti saranno la chiave di Moses & Co. per capire la verità e scoprire chi è il loro vero ed imprevedibilissimo nemico.
Già da Red si capisce che il successo di questo saga è basato proprio sull'azzeccatissimo mix di azione adrenalinica ed incredibile comicità che permea i protagonisti: si va da Bruce Willis, che interpreta come al solito il duro di buon cuore, a John Malkovich che è uno schizzato fissato con le cospirazioni e, al tempo stesso, un incredibile combattente, per poi passare a Morgan Freeman, un grande amante delle donne ed un bravo agente che riesce a ragionare sempre a mente fredda, arrivando infine ad Helen Mirren, che stende tutti con la sua classe ed il suo grande amore per le armi, e a Mary-Louise Parker, inizialmente sconvolta dal passato di Frank e poi del tutto eccitata al pensiero di vivere grandi avventure, come quelle dei libri che lei tanto ama.
Davvero un bel film che però ancora troppe poche persone conoscono e sottovalutano ingiustamente.


RED 2

In questo secondo capitolo invece, Frank e Marvin vengono improvvisamente incastrati da dei WikiLeaks pubblicati una notte, riguardanti una misteriosa operazione della CIA, nota come Notte Fonda, a cui loro avrebbero preso parte in passato ma della quale non ne sanno proprio nulla in realtà. Moses, inizialmente scettico degli avvertimenti del suo ex collega, famoso appunto per le sue paranoie, dovrà poi abbandonare la sua vita tranquilla con Sarah, ormai stanca della routine al contrario del suo partner, per tornare in azione e capire chi sono gli artefici di questo ennesimo attacco ai loro danni.
Di fatto, uno spietato e sadico agente governativo di nome Jack Horton, interpretato da Neal McDonough, inizia ad inseguirli, avvalendosi dell'aiuto del terribile killer professionista sudcoreano Han Cho Bai (Byung-hun Lee), che vede nella caccia a Frank un'opportunità per fargliela pagare, a causa di un conto in sospeso tra i due di qualche anno prima, e perfino di Victoria, richiamata in servizio dal suo ex capo, il dirigente dei servizi segreti britannici. Come se non bastasse, anche la Russia entra in azione per capire cosa stia accadendo, affidando l'incarico all'affascinante e tremenda Katja Petrokova, interpretata da Catherine Zeta-Jones, un'ex fiamma di Moses che scatenerà la gelosia della sua ragazza.
Attorniati dunque dai nemici, Frank, Marvin e Sarah dovranno nuovamente indagare su chi li ha voluti incastrare e perché, partendo dalle poche informazioni del WikiLeaks su Notte Fonda, che rivela loro che uno dei membri dell'operazione era l'eccentrico scienziato Edward Bailey (Anthony Hopkins), il cui salvataggio divenne famoso come uno dei pochissimi fallimenti della carriera di Moses, dato che il dottore rimase ucciso in un attacco da parte dei loro avversari.
Il finale sarà del tutto imprevedibile e terribili verità verranno a galla.
Anche in questo caso, Red 2, nonostante le similitudini col primo film nella struttura della trama, non lascia affatto nello spettatore quel senso di copione già visto tipico di molte altre saghe monotone e ripetitive. I dialoghi sono divertentissimi e l'azione e l'adrenalina non mancano mai. I nuovi personaggi si incastrano alla perfezione con le vicende dei protagonisti e la scelta di vari attori ed attrici famosi non risulta affatto forzato, come forse potrebbe capitare con altre pellicole corali, dunque anche il sequel è promosso a pieni voti.

Come dicevo prima, è un vero peccato che questi due film siano usciti un po' in sordina, almeno in Italia, dato che il potenziale di questa saga è enorme. Molti sottovalutano purtroppo a priori i lavori della DC Comics, perché intenti quasi sempre a preferire le opere sfornate dalla rivale Marvel, ma io che, onestamente, non faccio alcuna preferenza e cerco sempre di giudicare il tutto nella maniera più obiettiva possibile, devo ammettere di essere rimasto davvero colpito da queste due pellicole, di cui ho scoperto l'esistenza solo grazie alla notizia, uscita qualche settimana fa, dell'approvazione per la creazione di una serie TV basata ed ispirata proprio al fumetto e ai due film.
Inoltre, già da dopo l'uscita di Red 2 nel 2013, i vertici della Universal Pictures, che detiene i diritti cinematografici delle trasposizioni della serie, hanno approvato la realizzazione di un terzo capitolo, la cui uscita sarebbe prevista entro il 2016-2017.
Ora, non sapendo se questi due progetti possano coesistere o, al contrario, rischino di avvantaggiare l'uno a discapito dell'altro, la mia speranza è che si riesca a produrre entrambi, in modo da offrirci altre occasioni per divertirci con questi esplosivi e simpatici vecchietti armati di tutto punto.
Buona visione!

I trailer:



Consigliati: Sì

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venerdì 25 settembre 2015

Quando una fiction italiana (mi) sorprende: Grand Hotel



"Ragazze, chiamate un'esorcista: mi sta piacendo una fiction italiana!"

Fondamentalmente, con questo messaggio inviato alle mie amiche, posso riassumere il mio stupore dopo aver visto le prime puntate di Grand Hotel, miniserie di Rai Uno, prima fiction andata in onda dopo la pausa estiva. 
Molto molto scettica inizialmente, apro la pagina di Rai Replay (ottimo servizio e ottimo streaming), e mi appresto, con piglio critico a vedere questa nuova fiction e a giudicarla. Io pensavo male. E invece Grand Hotel è riuscita a convincere un'assidua divoratrice solo di serie TV britanniche e statunitensi. Cosa mi ha convinto a dare un giudizio positivo alla serie? È presto detto!

Il Format

Ricorda un po' Downton Abbey: nella serie TV vediamo vicende che coinvolgono sia personaggi altolocati, in primis gli Alibrandi, i proprietari del Grand Hotel Imperial, e sia maestranze dell'albergo, come camerieri e personale di servizio. Il format di origine è spagnolo: andato in onda su Antena 3 qualche anno fa, ha avuto molto successo ed è durato per ben tre stagioni: quello che sperano anche i fan italiani. Su Facebook e Twitter è partita la campagna per la richiesta di una seconda stagione. 
Prodotta da RAI Fiction e Cattleya, la sceneggiatura è di Peter Exacoustos, Daniela Bortignoni ed Isabella Aguilar, mentre alla regia troviamo il davvero bravo Luca Ribuoli. Gli ASCOLTI, sono andati bene anche qui in Italia: una fiction Rai che batte una Mediaset è sempre una buona cosa! :D

"VOGLIO ANDARE IN QUELL'ALBERGO!", ovvero Dove hanno girato la serie TV?

Il Grand Hotel altro non è che Castel Wolfsthurn, vicino Vipiteno nel Tirolo. Non è splendido? Col suo fascino d'antan è davvero la cornice perfetta per il Grand Hotel della fiction. Come si legge sul sito di Castel Wolfsthurn



"Sulla collina sopra Mareta, presso Vipiteno, troneggia Castel Wolfsthurn di cui lo storico tirolese Johann N. Tinkhauser diceva nel XIX secolo che fosse il <<più bel castello del Tirolo>>. Il complesso barocco è fin dalla sua costruzione di proprietà della famiglia Sternbach ed ospita dal 1996 il Museo provinciale della caccia e della pesca. Il Museo presenta le sale nobili con arredamento originale ed una ricca collezione storico-artistica riguardante la caccia e la pesca. Al castello conduce l’interessante percorso tematico “bosco e acqua





Se vi starete chiedendo, e il lago? Beh, non c'è: almeno non dov'è Castel Wolfsthurn. Lì c'è un bellissimo prato. Il lago è quello di Anterselva, nella valle omonima, vicino alla Val Pusteria. Prevedo già, dalla prossima primavera o magari perché no già da quest'autunno frotte di fan a visitare questi splendidi luoghi e godere di questi paesaggi mozzafiato.

Perché noi siamo GIOVANI! Gli attori e la storia di Grand Hotel

Quello che ho apprezzato di più della serie è che a recitare non c'erano degli attori famosi, tolti Andrea Bosca, Ugo Dighero ed Emanuela Grimalda, ma illustri sconosciuti. Almeno per me: non frequentando spesso le fiction italiane, non li conoscevo. Ho scoperto che alcuni erano già conosciuti, come Dario Aita o Eugenio Franceschini. However, codesta cosa mi è garbata parecchio! Ho avvertito, online e sui social, la grande unione e amicizia che si è creata tra i membri del cast, lo spalleggiarsi e il credere nel progetto. Grazie anche a Luca Ribuoli che ha creduto in loro. Giovani sì, ma molto bravi: tutti convincenti, davvero tutti e detto da me che, lo ripeto per la milionesima volta, aborro le serie TV italiane non è poco.


Tutto inizia col ritorno di Adele al Grand Hotel: la ragazza si era trasferita a Vienna dopo la fine della relazione con Marco Testa, al suo arrivo il nuovo direttore dell'hotel. La struttura, che appartiene agli Alibrandi, era amata e protetta dal padre di Adele. Dopo la sua morte, al timone e spesso anche nell'ombra, a dirigere l'hotel ci ha pensato donna Vittoria, madre di Adele, Olimpia e Jacopo. Quindi Adele, al suo ritorno deve affrontare il suo passato: Marco, la madre così sfuggente e misteriosa e una scia di morti che stanno funestando la Belle Epoque dell'hotel. L'ultima sparizione è di Caterina Neri, responsabile di piano, la cui scomparsa è avvolta nel mistero più fitto.


Ma ehi! A sottrarre Adele alle pippe della mamma, alle lagne della sorella Olimpia e all'indecisione di Marco, arriva Pietro...Neri! E si, il fratello di Caterina arriva al Grand Hotel per avere notizie della sorella, di cui non sa più nulla da settimane. Quando capisce che la sua scomparsa ha davvero qualcosa di losco, decide di indagare. Entrambe divisi tra l'affetto verso la propria famiglia e il loro cuore, temo che i due hanno parecchia strada da percorrere prima di arrivare al loro lieto fine. Che dire di Valentina Bellé ed Eugenio Franceschini: giovani e alla loro prima prova importante, da protagonisti, hanno decisamente superato l'esame. Il potenziale ce l'hanno e l'hanno dimostrato.


Ok, devo aprire una corposa parentesi su questo giovincello: io mi sono innamorata di Dario Aita. Qualcuno dirà: mettiti in fila, che ce stiamo noi di Questo nostro amore. Sì sì ragazze, rispetto la vostra precedenza. Sono paziente. Comunque, scherzi a parte, il suo Jacopo mi è piaciuto un casino! Recitazione spontanea, ironica, vera: è bello il personaggio interpretato, un ragazzo fragile e forte allo stesso tempo, dall'aria svagata che cela un grande osservatore, ma a metterci il cuore c'ha pensato Dario. Davvero bravo, e sono contenta di ritrovarlo ne L'Allieva, fiction che Rai Uno manderà in onda nei prossimi mesi, tratta dai libri di Alessia Gazzola e diretta sempre dal buon Ribuoli: Dariuccio, dato che interpreterai Arthur, non ti farò sconti ma so già che avrai fatto un ottimo lavoro.

Che ve devo dì di lei...


...e di questi due?


La prima è un genio del male, la seconda lo diventa: sarà stata la vicinanza della mamma che come il Testa c'ha l'omicidio facile. Il marchese? Uno sventurato che si è ritrovato nell'hotel degli orrori. Dapprima ci hanno portato a sospettare di lui, ma poi si è capito che ha agito solo per amore.
Anche per loro tre, ottimo il lavoro fatto con i propri ruoli: Marion Mitterhammer, Barbara Ronchi e Günter Bubbnik. Mi sa che i due attori tedeschi facevano da interpreti per il resto della combriccola nel Tirolo.


Nel frattempo, il mistero si infittisce: Caterina (interpretata dalla brava Federica De Cola) torna...e muore! Tutto in una puntata: faceva prima a rimanere morta per finta. Mentre...


Pietro e Adele si innamorano: un indizio tira l'altro, sai com'è gli omicidi sono galeotti! Scherzi a parte, i due superate le differenze di classe, capiscono di amarsi davvero. L'elemento più scontato della trama ma ci sta: le lotte di classe in amore, da sempre, hanno fortuna in TV. Intanto...


il caro Marco Testa è confinato nel dimenticatoio, e conoscendolo ovvio che non ci voglia stare. Interpretato da Andrea Bosca, definirei il suo Marco un cattivo con l'anima e infatti lo spiega lo stesso attore in un'intervista:

"Marco di Grand Hotel è in bilico tra chi era e chi non è più, ama disperatamente Adele… Ma la vita e le scelte non si possono cancellare. Ho immaginato Marco dibattuto, ci vorrà una serie intera per capire chi, tra le ragioni del cuore e le ragioni dell’ambizione, avrà la meglio in lui. Con Luca Ribuoli (il regista) abbiamo discusso ogni sua piccola svolta, ogni passo. Per questo Marco spiazza…. Perché sebbene si comporti in un certo modo, i suoi sentimenti tradiscono un lato ancora molto umano".

Sarà la milionesima volta che lo scrivo, ma davvero bravo anche lui: ha saputo donare una profondità non da poco. I cattivi non sono mai facili da interpretare perché si rischia di appiattirli. Ma Andrea ha saputo indagare bene nell'anima del suo personaggio e ha regalato al pubblico un'interpretazione appassionata e convincente. Ma quant'è cattivo da 1 a 10 'sto Marco Testa per voi???

Tranquilli, non mi sono dimenticata di loro


Il personale di servizio è davvero variegato: ognuno con i suoi bei segretucci e la sua aura di mistero. Anche tra loro, tanta complicità e affiatamento. Non sono mancati i momenti ironici: mi rimarrà impressa la scena quando Rosa (la mitica Emanuela Grimalda) adocchiata Betta come possibile fidanzata per il figlio Angelo, preda della perfida Anita (sembra ma non è una cattiva ragazza, è solo molto sola), dopo aver chiesto alla nuova arrivata se Angelo era un bel ragazzo, alla risposta affermativa della giovane le risponde: "Per forza, è mio figlio!"

A proposito...


SANTO SUBITO!!!
E vista com'è finita la stagione, forse potrà diventarlo!
Questo ragazzo si è trovato sempre nei casini più...NERI, per caso. Sempre pronto a dare una mano, a salvare e a coprire le malefatte altrui: Angelo, ma pensare alla tua vita no?
Innamorato di Anita, da sempre, scoprirà poi che quell'amore fa soltanto comodo alla ragazza e nulla più: e l'ha dimostrato quando la cara ragazza ha letto la famosa lettera rossa: devi morì e devi morì male! Credibile e in parte Francesca AgostiniFlavio Furno, secondo voi che è? Ovviamente, bravo anche lui.Ditemi tutto quello che volete, ma io, ad Eugenio Franceschini, preferisco lui. Incrociamo le dita affinché il primogenito della famiglia più pazza dell'Impero sia vivo.

Per ultimo, le forze dell'Ordine dell'Impero Austro-Ungarico


Appassionato di Sherlock Holmes, l'ispettore Venezia di Ugo Dighero è un'altra chicca della serie TV: mi è piaciuta molto la sua interpretazione, tra ironia e serietà. Poteva renderlo una macchietta e invece ha fatto centro.

I Costumi e l' "ordito" della storia


I costumi sono pazzeschi: si vede che c'è stato vero impegno nel riproporre il più possibile la moda e lo stile dell'epoca. Quindi, anche da questo punto di vista la ricostruzione storica è stata efficiente e contribuisce all'immersione dello spettatore nell'epoca. 
Per l'ordito della trama, a proposito di filati e stoffe: Grand Hotel è, oltre che un melò, anche un giallo e si sa, è facile rendere prevedibili e banali i gialli. Invece, con la nuova fiction di Rai Uno, questo per fortuna non è accaduto: ben strutturato, mai scontato e avvincente. Ci sarà una seconda stagione? Lo speriamo tutti!


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lunedì 21 settembre 2015

Recensione Flash: Tartarughe Ninja


Titolo originale: Teenage Mutant Ninja Turtles

Anno e nazione di produzione: USA 2014

Distribuzione in Italia: Universal Pictures

Genere: Azione/Fantascienza/Fantasy/Avventura/Commedia

Durata: 101 minuti

Cast: Pete Ploszek, Noel Fisher, Jeremy Howard, Alan Ritchson, Danny Woodburn, Megan Fox, Will Arnett, William Fichtner, Tohoru Masamune, Whoopi Goldberg, Abby Elliott, Taran Killam

Regista: Jonathan Liebesman

Dopo ben 22 anni, il quartetto di tartarughe teenager mutanti più amato di sempre ha fatto ritorno al cinema!
Lo so, ormai di remake ce ne sono a bizzeffe e francamente sono io il primo che, il più delle volte, si lamenta della ormai totale mancanza di originalità da parte di Hollywood, che preferisce appunto riproporre film, anche abbastanza recenti, a distanza di pochissimi anni dall'uscita della pellicola originale; tuttavia, in rarissime eccezioni, posso dire che alcuni di questi rifacimenti sono abbastanza graditi e Tartarughe Ninja, diretto da Jonathan Liebesman e prodotto, tra gli altri, dal sempre più odiatissimo (da me sinceramente no) Michael Bay, ne è uno degli esempi lampanti.
Assistiamo dunque alle origini del mito nella città di New York, con la giovane April O'Neil, interpretata da Megan Fox (divenuta ormai l'attrice feticcia di Bay), giornalista per il Channel 6 che, sperando di divenire una vera reporter (al momento si occupa di servizi frivoli e leggeri), inizia ad indagare in maniera approfondita sulle attività del famigerato Clan del Piede, la banda di criminali che da anni tiene sotto scacco l'intera metropoli. Ed è proprio in una di queste occasioni che la ragazza viene catturata insieme ad altri ostaggi, per poi essere liberata da quattro misteriosi giustizieri mascherati. Decisa a scoprire di più, poiché vede finalmente l'occasione di fare uno scoop coi fiocchi, April riesce a seguire questi individui e la scoperta che farà sarà incredibile: i giustizieri, i cui nomi sono Leonardo, Raffaello, Donatello e Michelangelo, sono quattro mutanti, in parte tartarughe e in parte umani, e per di più teenager giocherelloni e ninja!
Scioccata, la ragazza si ritroverà irrimediabilmente immischiata in una storia di cui in realtà faceva parte sin da piccola e che riguarda ciò che avvenne tanti anni prima a suo padre, un brillante scienziato morto nell'incendio dell'azienda in cui lavorava.
Scavando sempre più a fondo, anche con l'aiuto delle quattro tartarughe e del loro maestro, il topo mutante Splinter, si verrà a sapere che le azioni criminose della Banda del Piede sono solo la punta dell'iceberg di un terribile piano pluriennale, volto a sconvolgere le sorti di New York e dell'intero pianeta.
Riusciranno i protagonisti a sventare questo enorme pericolo?
Ormai, la gran parte degli spettatori, quando sente il nome Michael Bay, vede rosso: di fatto, per pregiudizio o chissà per cosa, qualsiasi suo lavoro viene immediatamente bistrattato e giudicato in maniera negativa, per via di sue vecchie e mal riuscite performance da regista, nonché della sua costante scelta di usare effetti speciali mirabolanti, che ne hanno minato del tutto la credibilità. Sinceramente, prima ancora di giudicare il regista o, in questo caso, il produttore di una pellicola, credo sia giusto valutare il film in primis e poi cercare di capire cosa sia andato bene o male in esso, collegandolo ai suoi realizzatori ed alle scelte che hanno fatto. Ecco quindi che, a differenza di molti fan nostalgici della vecchia trilogia cinematografica sulle quattro tartarughe più famose di New York, io preferisco di gran lunga questa versione, molto più realistica e ben realizzata, grazie anche alle tecnologie cinematografiche più innovative e recenti.
E la recitazione? I dialoghi? Ma mi spiegate quanto essi siano importanti in film corali e pieni di effetti speciali come questi? Molti hanno addirittura criticato il carattere dei quattro protagonisti in questo film, mentre io ho semplicemente rivisto esattamente le quattro tartarughe che conoscevo sin da piccolo, quando vedevo il cartone animato in TV, dunque, riconfermando il discorso di prima, si va a scovare sempre il pelo nell'uovo quando si tratta di Michael Bay, e questo non è certo l'atteggiamento più corretto per un/a cinefilo/a.
Per questa ragione, consiglio caldamente a tutti di vedere questo film, adatto per passare una serata spassosa in buona compagnia, in famiglia o con gli amici.
Vi lascio come sempre con il trailer della pellicola, dandovi appuntamento al 3 giugno 2016, data di uscita dell'attesissimo sequel!
Buona visione!

Il trailer:


Consigliato: Sì

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martedì 15 settembre 2015

Recensione Flash: The Adventurer: Il Mistero Dello Scrigno Di Mida


Titolo originale: The Adventurer: The Curse Of The Midas Box

Anno e nazione di produzione: UK 2014

Distribuzione: Entertainment Motion Pictures

Genere: Avventura/Fantasy

Durata: 98 minuti

Cast: Aneurin Barnard, Michael Sheen, Sam Neill, Lena Headey, Mella Carron, Ioan Gruffudd, Keeley Hawes, Tristan Gemmill, Vincenzo Pellegrino, Ian Reddington, Ross O'Hennessy

Regista: Jonathan Newman

Conoscete il mito del famoso Re Mida, che, per via di una maledizione del dio Dioniso, trasformava tutto ciò che toccava in oro? Siete proprio certi che questa sia la versione reale della sua storia?
Nel film The Adventurer: Il Mistero Dello Scrigno Di Mida, basato sul primo romanzo della trilogia di Mariah Mundi, realizzata dallo scrittore inglese G.P. Taylor, si cerca di dimostrare come in realtà il mito sia del tutto falso.
Di fatto, il protagonista della storia, ovvero il giovane Mariah Mundi appunto, interpretato da Aneurin Barnard, si ritrova catapultato in un'avventura senza precedenti, in seguito al rapimento dei suoi genitori, i coniugi Mundi, interpretati da Ioan Gruffudd e Keeley Hawes, e del suo giovane fratello Felix, interpretato da Xavier Atkins.
Salvato in extremis dal capitano Will Charity (Michael Sheen), amico fidato dei suoi genitori e, come loro, agente della segretissima sezione del governo britannico, la cui missione è salvare i reperti antichi, il giovane Mariah scopre chi è il rapitore della sua famiglia e per quale ragione ha compiuto ciò: si tratta del terribile ed insensibile Otto Luger (Sam Neill), padrone di un lussuosissimo hotel su un'isola sperduta in mezzo ai mari del nord, gestito dalla cinica e spietata Madame Monica (Lena Headey), che da anni girovaga per il mondo, ossessionato dai manufatti mistici e dalla magia. La ragione per cui la famiglia Mundi è stata rapita è dovuta proprio all'ultima ossessione di Luger, ovvero il leggendario e potentissimo Scrigno di Mida, celato da secoli in una oscura località e i cui pochissimi indizi per raggiungerla erano in possesso proprio dei genitori di Mariah.
Tramite vari stratagemmi, il giovane protagonista e Will si infiltreranno nell'hotel di Otto e cercheranno di localizzare il reperto prima di lui, anche grazie all'aiuto della giovane Sacha (Mella Carron), una dipendente dell'albergo.
Ma gli ostacoli saranno molti e la terribile verità riguardo i veri poteri dello Scrigno di Mida presto saranno rivelati al mondo.
Chi riuscirà ad agguantarlo per primo e a sancire così le sorti dell'umanità?
L'idea nata con questa pellicola era proprio quella di realizzare una trilogia cinematografica della saga cartacea di Mariah Mundi, ma le feroci critiche negative ricevute al botteghino sembrano purtroppo aver mandato tale progetto in soffitta.
Davvero un peccato, visto che, a mio modesto parere, The Adventurer: Il Mistero Dello Scrigno Di Mida se la cava alquanto bene: la narrazione non è mai lenta e noiosa, strappa varie volte qualche risata e mantiene sempre alta la suspense e l'adrenalina.
Da notare, e questo mi è piaciuto molto, il ritorno insieme nello stesso film di Sam Neill e Lena Headey che, dopo lo stupendo film TV Merlino del 1998, in cui interpretavano rispettivamente il mago più famoso di tutti i tempi e la regina Ginevra, si ritrovano uno affianco all'altra dopo 17 anni.
Consiglio quindi vivamente questa pellicola a tutti gli amanti del genere fantasy e, mi raccomando, non lasciatevi sfuggire assolutamente la scena finale nei titoli di coda, vi lascerà del tutto allibiti!
Buona visione!

Il trailer:


Consigliato: Sì

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giovedì 10 settembre 2015

La Dinastia Che Cambiò Per Sempre Una Nazione: I Tudors


Molte dinastie di reali sono divenute famose nella storia dell'umanità per vari aspetti, ma nessuna di esse ha mai eguagliato la più grande casata che ha dominato sull'Inghilterra per oltre un secolo, ovvero i Tudors, a cui il canale televisivo Showtime ha dedicato una serie TV, ideata dal grande Michael Hirst (lo stesso di Vikings) e composta da quattro stagioni, andando in onda dal 2007 al 2010.
I Tudors è incentrato principalmente sulla vita del grande, dispotico ed intelligentissimo re Enrico VIII, interpretato da Jonathan Rhys-Meyers.

Da sinistra verso destra: la crescita di Enrico VIII dalla prima alla quarta stagione
Nell'arco della sua lunga vita e delle quattro seasons, osserviamo come il giovane re ha cambiato per sempre le sorti del Regno Unito, decidendo di sfidare il Vaticano con la scelta di ripudiare la sua prima moglie, Caterina d'Aragona, interpretata da Maria Doyle Kennedy, per potersi risposare con Anna Bolena, interpretata da Natalie Dormer, causando quindi una scissione dalla chiesa romana.
Già a partire da questa grande mossa epocale, non devono quindi colpire gli atteggiamenti spocchiosi ed imperiosi di Enrico nel decidere con fin troppa superficialità delle sorti di una o più persone nel corso della sua vita, e devo dire che, sorvolando l'aspetto fisico, del tutto differente dall'originale, Jonathan Rhys-Meyers ha dato dimostrazione, con questo ruolo molto difficile e complesso, di una bravura innata nella recitazione, che l'ha consacrato nell'ottenimento di ruoli maggiori. Davvero complimenti e peccato per la sua vita personale travagliata, a causa della sua dipendenza dall'alcol e droghe, perché potrebbe davvero offrire di più al mondo del piccolo e del grande schermo.
Ma parlando proprio di Caterina ed Anna, non possiamo affatto sorvolare sulle famose sei mogli del re.

Da sinistra a destra: Caterina d'Aragona, Anna Bolena, Jane Seymour, Anna di Clèves, Catherine Howard e Catherine Parr
Per Caterina d'Aragona, come già detto interpretata da Maria Doyle Kennedy, se conoscete un po' la sua storia e avete visto o vedrete la serie TV, saprete di sicuro che la sua vita fu molto travagliata, proprio a causa delle scelte di Enrico. Di fatto, la sua interprete è riuscita a mostrare davvero bene la sua infelicità, la sua grande delusione, nonché la disperazione nell'aver perso ogni certezza nella vita e, soprattutto, di non poter più riabbracciare Maria, la figlia avuta da Enrico, poiché ormai allontanata dalla corte.
Su Anna Bolena invece se ne sono sempre dette di cotte e di crude, ed infatti la scelta di una, all'epoca, giovanissima Natalie Dormer è stata alquanto azzeccata (non a caso, è stata scelta per interpretare anche la regina Margaery in Game Of Thrones. Evidentemente è adattissima nell'interpretare le sovrane dissolute!). La bravura dell'attrice nel mostrare tutta la spigliatezza e l'ambizione sfrenata della seconda moglie di Enrico VIII si vedono sin da subito, così come è chiaro già a molti che, come dice il famoso detto, chi troppo vuole nulla stringe, specie con un marito del genere, cosa che appunto imparerà lei a carissimo prezzo. Almeno, uno dei suoi pochi meriti è stato quello di generare la mitica Elisabetta.
La terza moglie, futura madre dello sfortunato Edoardo VI d'Inghilterra, ovvero Jane Seymour, interpretata da Anita Briem nella seconda stagione e da Annabelle Wallis nella terza, è stata l'unica a capire realmente Enrico e a far nascere in lui un sentimento d'amore genuino, cosa che non è avvenuta prima del loro incontro e non avverrà mai più dopo la sua scomparsa. E proprio a tal proposito, si può ben dire che lei è e sarà l'unica, oltre ad Anna di Clèves e a Catherine Parr, a morire per cause naturali; un record, avendo a che fare con un despota come Enrico!
Già, Anna di Clèves, ovvero l'unica delle mogli di Enrico imposta per ragioni politiche e prontamente ripudiata alla prima occasione valida. La regina teutonica, interpretata da Joss Stone, all'epoca attiva anche come attrice (ricordiamo infatti il suo piccolo ruolo nell'orripilante Eragon), nonostante tutti i suoi tentativi, non riesce a fare breccia nel cuore dell'amareggiato e depresso re d'Inghilterra, ancora memore delle gioie avute con Jane. La cosa più buffa è che il re proverà un minimo di attrazione nei suoi confronti solo svariati anni dopo averla ripudiata, ovvero quando ormai l'ex sovrana si dedica alle proprie passioni e all'indottrinamento di Elisabetta verso il credo protestante, un aspetto questo che si rivelerà cruciale per il regno della Regina Vergine.
Ma, tra tutte le mogli, la più irruenta, sfrenata e maggiormente simile ad Anna Bolena è la giovanissima Catherine Howard, interpretata da Tazmin Merchant, nella quale Enrico vede solo un riflesso delle sue ormai scomparse giovinezza, giovialità e vigore, e per mezzo della quale tornerà nuovamente a soffrire amaramente.
Sarà solo con la sesta ed ultima moglie, ovvero Catherine Parr, interpretata da Joely Richardson, che il re troverà la pace, essendo ella una donna equilibrata e pura, sebbene molto scomoda dal punto di vista religioso, dato che crede fermamente nel protestantesimo, a differenza del sovrano, che creò la chiesa anglicana solo per puro opportunismo, rivelandosi infatti essere un cattolico a tutti gli effetti.
E si può ben dire che questo suo amore per il cattolicesimo sia stato da sempre fomentato anche da colui che fu l'unico, vero amico di Enrico VIII, ovvero Charles Brandon, il I Duca di Suffolk.

Da sinistra verso destra: la crescita di Charles Brandon dalla prima alla quarta stagione
Infatti, se da giovane, il Duca, interpretato da Henry "Superman" Cavill, era sfrenato, passionale e pieno di amanti, come d'altronde lo era anche il suo amico Enrico, col passare degli anni Charles inizierà a mutare e a credere nei veri valori di un tempo, gli stessi valori che lo forgeranno e lo renderanno forse l'unica persona in grado di capire, accettare e sopportare il temperamento fin troppo difficile e lunatico del re. Di fatto, non avendolo mai visto all'opera in una serie TV, ho imparato ad apprezzare tantissimo Henry Cavill, per la sua enorme bravura nel mostrare la profonda e lunga metamorfosi del suo personaggio col passare degli anni, ed è per questo che vanno anche a lui i miei complimenti.
Ma, alla fin fine, che cos'è un re se non una marionetta nelle mani dei suoi burocrati?
Ed ecco quindi i quattro grandi burattinai di Enrico, che hanno tentato di plasmare il sovrano per i loro scopi personali e, sempre per via del carattere del re, hanno fallito.

Da sinistra verso destra: Thomas Wolsey, Tommaso Moro, Thomas Cromwell ed Edward Seymour
Il primo manovratore, durante la giovinezza di Enrico, è stato il cardinale Thomas Wolsey, interpretato dal mitico Sam Neill. Il prelato, noto per essere da sempre l'eminenza grigia della corte inglese, avrà per molto tempo il suo momento di gloria, finché colui che lo succederà non troverà buone motivazioni per farlo cadere. In questa interpretazione, Sam ha solamente confermato la sua immensa bravura recitativa e, di fatto, davvero struggente, sebbene meritata, è la caduta in disgrazia di Wolsey.
Stesso dicasi per Tommaso Moro, grande amico del re e fervente cattolico, interpretato da Jeremy Northam, che crollerà quando il sovrano si inimicherà il Vaticano. Ciononostante, la caduta di Moro causerà uno dei dispiaceri più grandi per lo scostante Enrico.
Il terzo, ma non meno importante, è il celebre Thomas Cromwell, interpretato dall'ormai onnipresente (almeno nelle serie TV britanniche ed americane) James Frain, che succederà appunto il suo vecchio mentore Wolsey, facendo da leva principale per il re, poiché è proprio grazie a lui che si deve la nascita dell'anglicanesimo e sempre l'anglicanesimo sarà la ragione della sua fine, sebbene sarà uno dei consiglieri più longevi del monarca e l'ennesima persona di cui Enrico sentirà la mancanza, proprio perché manovrato e costretto a fare determinate scelte imposte da altri.
Solo l'ultimo cancelliere del re dalle molte mogli sarà colui che avrà la meglio (ma solo perché sopravvivrà al re): sto parlando di Edward Seymour, il fratello di Jane, interpretato da Max Brown. Grazie alla sua grande astuzia in politica, il più delle volte accompagnata dai saggi consigli di Charles Brandon, Edward arriverà ai livelli più alti della corte inglese e diverrà il reggente del giovane Edoardo alla morte di Enrico, godendo di numerosissimi privilegi, nonostante, tra tutti i consiglieri del re, lui si rivelerà essere il meno degno di nota ed il meno amato.
Parlando appunto della prole del re, tolto il piccolo Edoardo che siederà sul trono solo per sei anni, a causa della sua salute molto cagionevole, le uniche due degne di nota, poiché fautrici del glorioso futuro della dinastia Tudor e, al tempo stesso, della sua fine, sono solo Maria ed Elisabetta.

Da sinistra verso destra: Maria ed Elisabetta
La primogenita di Enrico, avuta da Caterina di Aragona ed interpretata da piccola da Blathnaid McKeown e da adolescente e adulta da Sarah Bolger, si rivelerà essere la copia sputata della madre: fervente cattolica, acerrima nemica dei protestanti e grande sognatrice. E saranno proprio questi sogni a causare la sua rovina, poiché le scelte che il padre imporrà a lei le faranno perdere svariate occasioni di ottimi matrimoni, rendendo la giovane, dalla fanciulla dolce, gentile e fragile di un tempo, una donna frustrata e bigotta che diverrà poi famosa come la terribile Maria la Sanguinaria, poiché dopo la morte del fratellastro Edoardo, salirà al trono e farà giustiziare centinaia di protestanti.
Sarà solo con la morte di Maria, la fine del cattolicesimo in Inghilterra e l'ascesa al trono della dolce ma risoluta Elisabetta, tutto l'opposto della madre Anna e convinta anglicana, che il Regno Unito conoscerà un lunghissimo periodo di prosperità, noto come l'Epoca d'Oro. La giovane, grazie agli insegnamenti sulla religione da parte di Anna di Clèves e alla sua grande scelta di non sposarsi mai, visto ciò che è avvenuto alle sei mogli del padre, si rivelerà essere la più grande sovrana della storia britannica.
Ora, con I Tudors ho compiuto l'ennesimo salto nel passato della TV, dopo Streghe, Buffy, Xena, Hercules e Roma, e posso dire di non aver mai visto una serie del genere
Le quattro stagioni peccano in alcuni aspetti, per via della poca fedeltà alla storia reale, ma questa ovviamente è una cosa più che naturale, viste le grandi difficoltà nel trasporre determinati avvenimenti in una pellicola o in una serie con dei tempi limitati. Il tocco di classe di Michael Hirst c'è e si sente, ma naturalmente non dovete aspettarvi assolutamente un ritmo simile a quello movimentato, avventuroso ed imprevedibile di Vikings, poiché la serie è molto lenta, per via della sua grande attenzione agli intrighi di corte, un aspetto che è contemporaneamente il punto di forza e il punto debole de I Tudors.
Infatti ho apprezzato tantissimo questa serie, poiché ho finalmente conosciuto la storia di Enrico VIII e delle sue tante consorti, ma suggerisco di vederla in fasce orarie pomeridiane o in prima serata, proprio perché la lentezza degli eventi narrati può essere letale nelle ore più tarde, come ho sperimentato io stesso.
In conclusione, consiglio I Tudors a tutti gli amanti di storia e, nello specifico, della storia inglese, e stavolta vi lascio non con un video tributo, bensì con la famosissima scena finale dell'ultimissima puntata, una scena struggente, malinconica ed incredibile che, in pochi attimi, mostra tutti gli eventi salienti della vita di Enrico, ormai prossimo alla morte.
Buona visione!


La scena finale:


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lunedì 7 settembre 2015

Recensione Flash: Via dalla pazza folla



Anno e Nazione di Produzione: USA, Gran Bretagna 2015

Titolo Originale: Far from the madding crowd

Distribuzione in Italia: 20th Century Fox

Uscita nelle sale: 24 settembre

Genere: Drama/Romance

Durata: 119 minuti

Cast: Carey Mulligan, Matthias Schoenaerts, Michael Sheen, Tom Sturridge, Juno Temple

Regista: Thomas Vinterberg

Bathsheba Everdene, cresciuta con la zia e orfana di genitori, è uno spirito libero, una donna indipendente seppur viva nell’Inghilterra vittoriana. Uno zio, alla sua morte, nomina lei come unica erede della sua farm, nelle campagne inglesi. Ormai ricca e con delle proprietà, Bathsheba si reca subito alla fattoria per prendere le redini non solo della sua eredità ma, soprattutto della sua vita. Proprio qui, incontra nuovamente Gabriel Oak, un pastore suo vicino quando ancora abitava con la zia: la ragazza assume l’uomo, fidandosi della sua esperienza per risollevare le sorti della fattoria, trascurata dal precedente fattore. I due non hanno dimenticato la proposta di matrimonio, che Gabriel aveva fatto a Bathsheba quando lei era una povera ragazza senza futuro e lui un prospero allevatore. Ora che le sorti si sono ribaltate, la ragazza decide di tenere con sé l’uomo, non riuscendo a fare a meno del suo appoggio. Nella vita di Bathsheba, fino ad allora, per l’amore non c’era stato spazio: ma il suo essere fiero ed indipendente e la sua bellezza, attireranno mr. Boldwood, un ricco e maturo possidente, scapolo, e il sergente Troy, soldato bello e temerario. Un cammino di crescita e scoperta di sé, durante il quale Bathsheba dovrà prendere delle decisioni, soffrire ed infine gioire.
Tratto dal romanzo di Thomas Hardy, Via dalla pazza folla arriva nelle sale italiane il prossimo 24 settembre. Io non sono riuscita ad aspettare, così ho preferito vederlo in inglese e togliermi la curiosità. Con la sceneggiatura firmata dallo scrittore David Nicholls, alla regia il danese Thomas Vinterberg e con un cast interessante, le mie aspettative erano decisamente alte. Il film è bello ma non abbastanza: il “naturalismo” di Vinterberg ammanta ogni inquadratura, la fotografia è davvero bella ma il film soffre di un ritmo lento, e di interpretazioni non molto forti a partire dalla protagonista. Non so voi, ma io Carey Mulligan non la trovo una grande attrice: a tratti inespressiva, il suo personaggio non mi ha trasmesso molto e, sinceramente, la stiamo vedendo un po’ troppo spesso sul grande schermo. Forse, la sua interpretazione ha sofferto anche di questa sovraesposizione. Un altro presenzialista di quest’ultimo periodo è Matthias Schoenaerts: tanti film per l’attore belga, alcuni belli altri meno. In questo mi è piaciuto: il suo Gabriel, calmo e paziente, rivela nel corso del film una passione celata, un fuoco che riscalda e protegge. Michael Sheen sicuramente uno dei migliori del cast, commovente e tenero il suo Boldwood. Per Tom Sturridge è un no, troppo ingessato e inespressivo, a tratti sembra una macchietta. Nel complesso piacevole e da vedere, ma non un capolavoro.

Il trailer:


Consigliato: Nì

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