lunedì 29 febbraio 2016

Academy Awards 2016: Cari neo Premi Oscar...


Inizio col dire che di anno in anno, divento sempre più brava coi pronostici!
Un inizio di post un po' vanaglorioso, lo so: mi è sfuggito solo Mark Rylance, per il resto li ho indovinati tutti (vedere per credere ---> QUI). Insomma, Academy quand'è che mi chiedete di diventare giurata?
Ok, momento auto-celebrativo terminato, passiamo alle cose serie!

I vincitori ormai li sapete. Quest'anno non voglio annoiarvi col classico elenco di chi ha vinto e chi no. Così ho pensato di rendere le cose un po' diverse.

Devo dire che questa edizione mi è piaciuta parecchio: equilibrata, giusta e che ha premiato film importanti e ha dato spazio a tematiche scomode, o che troppo spesso sono messe a tacere. Promuovo a pieni voti l'88esima edizione degli Oscar.

Caro Mark...




Devi perdonarmi: non t'avevo proprio preso in considerazione per la vittoria! Non fraintendermi: non perché non abbia apprezzato la tua performance ne Il ponte delle spie, anzi: well done fellow! Confesso, tifavo il tuo connazionale Tom Hardy. Sai com'è: più giovane, più patinato e poi dalla sua aveva il film di Alejandro 'pigliatutto' Inarritu. Quindi, ho voluto scommettere sul cavallo vincente. Ok, dai il premio è rimasto comunque in mani inglesi. Scherzi a parte, anche quest'anno ha vinto un grande caratterista: sei riuscito a far uscire dall'ombra e dalla prevedibilità un personaggio complesso, che poteva essere facilmente banalizzato o addirittura parodiato. Grande Mark!

Cara Alicia...




Credo che il tuo motto sia: a piccoli passi. E a piccoli passi ci hai conquistati tutti. Ventisette anni, sei tra le più giovani vincitrici di un Oscar, ma la tua età non contraddistingue la tua bravura e grande maturità nel recitare. Sei nata per questo lavoro, e ti ho ammirata fin dalla prima volta che ti ho visto in A royal affair. Ho pensato, "E' nata una stella!". E così è stato. Oscar più che meritato, in The Danish Girl sei stata straordinaria. Però Alicia...Fassbender ce lo potevi pure lasciare!

Cara Brie...


Sei spuntata, quasi, dal nulla e vinci l'Oscar!
Qui in Italia non ti si conosce tanto, per non dire affatto. Così sono andata ad informarmi e ho scoperto che reciti da quando avevi sei anni, sei californiana e hai lavorato parecchio in serie TV. Credo che un attore non si debba giudicare dal pedigree, o dal palmares che può vantare. Ciò che conta è la bravura, e in Room ne ho vista davvero tanta. Sapevo che avresti vinto l'Oscar, ne ero certa. Ed è meritato.
Ora cerca di non scomparire. Recita, accetta anche ruoli piccoli quando il 'delirio Oscar' sarà finito, perché sei un'ottima attrice e sarebbe un peccato perderci di vista.

Caro Leonardo...





Ma da quanti anni ci conosciamo io e te? Avevo dodici anni, lo stesso anno hai conosciuto la Winslet, e come migliore amica hai preferito lei e non me. However, ti conosco da parecchio e ho capito che ieri sera dell'Oscar quasi non ti importava.
Questa foto riassume bene lo stato d'animo di Leonardo DiCaprio ieri, sicuramente felice ed emozionato ma era lì per fare altro: "Sì, sono qui sul palco (e non a digrignare i denti in platea mentre qualcun'altro ritira il mio Oscar). Alla sesta volta finalmente ho vinto. Ma io voglio parlarvi di ambiente. Sì si, ok mi fate pure la standing ovation, ma sedetevi e aprite bene le orecchie: non diamo per scontato il nostro pianeta":
Leo ha dimostrato al mondo come sfruttare quei pochi minuti di acceptance speech per dare un messaggio davvero importante. Ok i ringraziamenti però l'attore ormai è così coinvolto nella salvaguardia del pianeta, e ce ne fossero di più di vip che si impegnano davvero in prima linea per una battaglia così importante, che l'Oscar è andato in secondo piano.
Vi è piaciuta la sviolinata? Scherzo, quello che ho scritto lo penso davvero e credo che Leo non abbia bisogno di Oscar per essere considerato un attore di primo livello. Certo, magari Redivivo - The Revenant non è il film con cui avremmo voluto vincesse ma non si può avere tutto. Anche perché all'Oscar ci tenevamo più noi che lui!

Cari Michael, Mark, Rachel, Liev, e Tom...



La vostra vittoria era quella a cui tenevo di più, avete sorpassato Leo vi rendete conto? Sono decisamente cresciuta.
Il caso Spotlight, anche se il 2016 è appena iniziato, credo sia il più bel film dell'anno: siete davvero una bella squadra e questo traspare dal film e, credo, gli abbia dato anche energia. La stessa energia che l'ha portato alla vittoria. 
Ci speravo ma con poca convinzione, credevo che non sarebbe mai stato possibile che il film di Tom McCarthy avrebbe vinto all'Academy: è un film scomodo, di grande attualità. Un film che doveva essere fatto. La vittoria di Spotlight è ancora più importante perché è una casa di produzione cinematografica indipendente ad essere salita sul palco, e non una major. Dal palco degli Independent Spirit Award, il regista ha detto che quando gli sottoposero il progetto la prima volta, disse no. Beh, grazie Tom per aver accettato in seguito: hai dato voce a molti sopravvissuti e hai portato alla luce una verità che non doveva essere più taciuta.

Cari Alejandro e Ennio...


Alejà, se volemo fermà? Datte 'na calmata adesso e fai vince pure l'altri! Vai in Messico, riposate, bevi meno mate che a te dà troppa energia e pensa alla famiglia. Ci vediamo tra un po' di anni, quando inizieremo a sentire la mancanza del Malick messicano. Che te sei offeso? Sto scherzando!
Inarritu, detto il Pigliatutto vince per il secondo anno consecutivo l'Oscar come Miglior Regia. Quando è salito sul palco per ritirare la statuetta, mi sono immaginata Martin Scorsese che davanti alla TV ha detto: "Con me l'avete fatta così lunga e a questo l'Oscar due anni di seguito, ma li mort.... vostri!".


Riacquisto bon ton, e mi congratulo col Maestro Ennio Morricone: grazie per tutta la musica che ha composto in questi anni.
Quando Tarantino poteva dire che Morricone aveva vinto qualcosa per la prima volta grazie a lui, non s'è fatto vedere (ai Golden Globe aveva toppato). Grazie a The hateful eight, il Maestro vince il suo primo Oscar, dopo sei nomination. Anche con lui se la sono presa comoda, come con Scorsese. Però, si sono premuniti: gli hanno dato l'Oscar alla carriera nel 2007. Si saranno detti: "Stai a vedè che questo non li regge i nostri tempi giurassici". E invece, Morricone da bravo romano scaramantico ha pensato: "Grattamose", e tiè! Ad 87 anni è diventato il più anziano vincitore di un Oscar. Non contento, per farci commuovere ulteriormente ha dedicato l'Oscar alla moglie Maria, sposati da sessant'anni. Che gentleman!

A proposito di amore, chiudiamo con l'abbraccio tra Leo e Kate: ed è subito Titanic!


Per la lista completa dei vincitori, clicca QUI.

Alla prossima edizione degli Academy Awards!

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domenica 28 febbraio 2016

Previsioni Oscar-Maniache: Academy Awards 2016


Ancor prima della serata di premiazione degli 88esimi Academy Awards, quest'anno sono bastate le nomination per scatenare le polemiche. 

Se avete seguito la vicenda, saprete già di #OscarsTooWhite, Oscar troppo bianchi, lo slogan che, artisti e non, hanno condiviso sui social per condannare la quasi totale assenza di nomination di attori o registi di colore da questa edizione. Molti, da Will Smith e la moglie Jada Pinkett fino a Spike Lee boicotteranno la Notte degli Oscar non prendendovi parte e chiedendo anche ad altre star di fare lo stesso. 

Se il caso è scoppiato quest'anno, ciò non vuol dire che gli anni precedenti tutto fosse perfetto: certo, come dimenticare la vittoria di Octavia Spencer con The Help, o Lupita N'Yongo e Steve McQueen con 12 Anni Schiavo, Common e John Legend ma, è altrettanto vero che molti film, da sempre, sono ignorati. Qualche esempio: Selma di Ava DuVernay, film stupendo che l'anno scorso non ha ricevuto la giusta attenzione, Idris Elba e il suo Mandela - Long Walk to Freedom e sempre lo stesso Elba, quest'anno, con Beast of No Nation di Cary Fukunaga. 
Quindi, gli Oscar troppo bianchi sono una costante: non è l'odierna giuria ad essere troppo vecchia o razzista, è un problema di mentalità. 
Inutile negarlo: gli Stati Uniti sono ancora una nazione troppo bianca. E a dirlo non sono io, basta cercare notizie o articoli in rete.


Ok, scusate per la premessa un po' impegnativa.
Torniamo alle frivolezze e parliamo delle mie previsioni Oscar-Maniache!
Quest'anno gli Academy si sono distinti, a parer mio, per un certo equilibrio, a differenza di altre edizioni: hanno ricevuto nomination film e attori che realmente le meritavano. E l'88esima edizione si è distinta anche per una certa variegatura dei film in gara: hanno trovato spazio tematiche importanti, impegnative declinate in film drammatici, commedie intelligenti, di fantascienza e storici. Mai come quest'anno ho apprezzato le scelte dei membri della giuria dell'Academy Awards.
Ho un unico cruccio: peccato non possa votare anche io! Però mi accontento delle previsioni, sperando di indovinare. Eccole qui:

MIGLIOR FILM

La vittoria de Il caso Spotlight ai SAG Awards
Io ho le idee chiarissime, come anche i giurati degli Oscar ma, purtroppo credo che le nostre scelte saranno contrastanti: sarebbe una grande edizione se vincesse Il caso Spotlight. Però, se vogliono rincorrere il colpo di scena, Inarritu che vince per il secondo anno consecutivo, allora vincerà Revenant - Redivivo. Io tifo Spotlight, non me ne voglia il caro Alejandro.

MIGLIOR REGIA


Anche qui, è una bella lotta. Potrebbe verificarsi un colpo di scena tipo Lenny Abrahamson con Room che sbaraglia la concorrenza. Oppure, un en plein per Inarritu che oltre a Miglior Film entrerebbe nella storia vincendo anche per il secondo anno consecutivo Miglior Regia. Altrimenti, cosa che spero, Tom McCarthy porta a casa la statuetta come Miglior Regia per Spotlight: questo film spero vinca almeno un premio importante.

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA


Credo proprio che quest'anno Leonardo DiCaprio non andrà a casa a mani vuote. Anche se credo che, ormai, a tenerci alla vittoria siamo più noi che lui. Revenant potete odiarlo o amarlo, però DiCaprio ha fatto un ottimo lavoro con Hugh Glass. Certo, anche le performance di Michael Fassbender (Steve Jobs) e Matt Damon (The Martian) non sono state da meno ma, il 2016 è l'anno di Leonardo!

MIGLIOR ATTRICE


Cara Jennifer Lawrence, non te la prendere ma l'Oscar non credo lo vincerai tu: ottima l'interpretazione dell'attrice in Joy ma io vedo la statuetta già nelle mani di Brie Larson. Anche se la divina Blanchett per Carol meriterebbe una terza vittoria.

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA


Anche per questa categoria non ho dubbi: Tom Hardy! Eccezionale in The Revenant. Direi che lo merita dopo le 'sevizie' sul set di Inarritu, basta ingrandire la foto e guardare la maglietta dell'attore: capirete molto! Non credo ci siano margini per altri candidati. Almeno lo spero: Stallone non può vincere un'Oscar!

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA


Jennifer Jason Leigh non sarà impiccata, e no non vincerà nemmeno l'Oscar. Perchè, per quanto la sua interpretazione in The hateful eight sia stata buona credo che la statuetta se la contendano Alicia Vikander o Kate Winslet: a vedere le ultime premiazioni, l'attrice inglese pare affiancherà presto una nuova statuetta a quella vinta per The Reader. Ho apprezzato entrambe moltissimo, ma tifo per la Vikander: stupefacente in The danish girl!

E, in ultimo:

Miglior colonna sonora: tifo ovviamente Morricone!
Miglior Film Straniero: credo vincerà Il figlio di Saul, ma incrocio le dita per il bellissimo Mustang
Miglior film d'animazione: io dico Inside Out, ma so che anche Anomalisa è eccezionale!

Chi vincerà? A lunedì per il verdetto e per commentare insieme!


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venerdì 26 febbraio 2016

Recensione Flash... Oscar 2016: Il Ponte Delle Spie


Titolo originale: Bridge Of Spies

Anno e nazione di produzione: USA 2015

Distribuzione in Italia: 20th Century Fox

Genere: Thriller/Spionaggio/Storico/Drammatico

Durata: 141 minuti

Cast: Tom Hanks, Mark Rylance, Amy Ryan, Alan Alda, Austin Stowell, Jesse Plemons, Sebastian Koch, Eve Hewson, Will Rogers, Dakin Matthews, Michael Gaston, Billy Magnussen

Regista: Steven Spielberg

La Guerra Fredda è stato uno dei periodi più terribili della storia umana, forse ancor di più delle due Guerre Mondiali, poiché il rischio più grande che si corse fu proprio quello di passare da una serrata caccia di informazioni tra USA ed URSS sui propri armamenti bellici tramite le rispettive spie ad un vero e proprio conflitto termo-nucleare che, quasi sicuramente, avrebbe provocato l'estinzione della nostra specie su questo pianeta, una cosa per ora fortunatamente visibile solo nei film.
E' proprio durante questo periodo che ebbe luogo un'incredibile vicenda riguardante lo scambio di due spie, catturate dai loro rispettivi nemici, tra le due nazioni rivali per mezzo di un avvocato statunitense specializzato, fino a quel momento, solo nel campo delle assicurazioni. Una vicenda, questa, trasposta da Steven Spielberg nella pellicola Il Ponte Delle Spie, candidato agli Oscar 2016 in ben sei categorie.
In questo film, ambientato nel 1957, assistiamo dunque agli eventi che hanno portato il talentuoso avvocato James B. Donovan (Tom Hanks) a divenire il legale d'ufficio di Rudolf Abel (Mark Rylance), un cittadino britannico di origini russe arrestato per sospetto spionaggio sul suolo statunitense per conto dell'URSS.
Osteggiato dall'opinione pubblica, dal proprio capo e dalla sua stessa famiglia, Donovan si sente in dovere di difendere per bene l'uomo, semplicemente rifiutandosi di recitare una farsa in tribunale, per dimostrare che gli USA sono democratici e rispettano, solo all'apparenza, i diritti di tutti, perfino dei loro nemici.
Nonostante le ripetute angherie, l'avvocato, grazie alla sua esperienza nel campo delle assicurazioni, scatenerà il caos quando riuscirà ad ottenere l'imprigionamento, e non la condanna a morte tanto agognata dal popolo americano, per Abel, ma grazie proprio a questo verdetto, USA ed URSS si ritroveranno a giocare ad armi pari, visto che, non molto tempo dopo, il giovane pilota statunitense Francis Gary Powers (Austin Stowell), in missione segreta per conto della CIA, verrà catturato dai russi.


In virtù della sua astuta mossa in tribunale, Donovan verrà contattato dall'agenzia di spionaggio americana per divenire il negoziatore segreto con l'URSS, al fine di effettuare uno scambio, di cui nessuno sarà a conoscenza, neanche le persone più vicine al legale, su un suolo neutro, ovvero a Berlino Est nella neonata Repubblica Democratica Tedesca.
Se inizialmente l'incarico sembrerà semplice, tolte le precarie condizioni in cui versa la zona di Berlino in mano ai filosovietici, le cose tuttavia si complicheranno non appena la CIA verrà informata del fatto che un giovane studente statunitense, Frederic Pryor (Will Rogers), verrà arrestato dalla polizia della DDR durante il termine della costruzione del muro che ha da poco sancito la suddivisione della città e dell'intera Germania in due aree distinte e separate.
Indifferente alle priorità della CIA, interessata solo nel salvataggio di Powers, Donovan deciderà di ottenere anche la liberazione del ragazzo, sempre in cambio di Abel, ma le difficoltà lungo il suo cammino saranno moltissime e più volte incapperà in tranelli e pericoli mortali.
Devo dire che questa pellicola mi ha appassionato davvero molto, visto che finora il periodo della Guerra Fredda è stata mostrato pochissime volte sul piccolo e sul grande schermo e dato che si tratta di una storia realmente accaduta, e sono quindi contento di aver appreso qualcosa di così interessante su un conflitto implicito che ha riguardato le sorti dell'intero pianeta per tanti anni.
L'accoppiata Spielberg-Hanks si dimostra nuovamente vincente e Mark Rylance si è rivelato essere un attore veramente eccezionale nel ruolo del sempre pacato Rudolf Abel.
L'unica pecca che ho notato però sin da subito è stata quella di voler dimostrare, in maniera alquanto ipocrita e finto-buonista, come gli USA siano stati i "buoni" durante questa guerra e quelli dell'URSS e della DDR i "cattivi", come se solo i sovietici torturassero le spie catturate e gli statunitensi offrissero loro ogni cura, per non parlare poi dell'epilogo della vicenda, in cui (perdonatemi il piccolo spoiler, ma è d'obbligo) si fa trasparire che Abel pagherà un grave scotto per essere stato catturato dagli americani, quando invece in realtà venne addirittura premiato dai suoi compatrioti per il suo valore e divenne istruttore del KGB.
Non dico ciò per difendere i sovietici, sia ben chiaro, ma avrei apprezzato una visione il più imparziale possibile su questi eventi.
Ma, d'altronde, da un film di produzione statunitense, non potevano aspettarci niente di diverso purtroppo.
Ciononostante, consiglio dunque Il Ponte Delle Spie a tutti gli appassionati di thriller e film di spionaggio e vi auguro buona visione!

Il trailer:


Consigliato: Sì

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mercoledì 24 febbraio 2016

Recensione Flash...Oscar 2016: Carol


Anno e Nazione di Produzione: Gran Bretagna, USA 2015

Distribuzione in Italia: Lucky Red

Genere: Drammatico

Durata: 118 minuti

Cast: Cate Blanchett, Rooney Mara, Kyle Chandler, Jake Lacy, Sarah Paulson

Regista: Todd Haynes

New York, anni Cinquanta. Therese Belivet è una giovane donna che lavora in un departement store. Lavoro odiato ma necessario per vivere. E magari anche per coltivare la sua passione, la fotografia, e trasformarla più in là in lavoro. Un giorno, Therese vede nel suo reparto Carol Aird, donna che attira la sua attenzione, lei che è sempre alla ricerca dell'inaspettato nell'ordinario, e della bellezza. Carol dimentica i guanti al suo bancone, così Therese decide di restituirglieli. Iniziano a frequentarsi. Quella che a tutti sembra un'amicizia, per loro diventa un segreto prezioso da custodire. La vita di Carol, però, non è semplice: ingabbiata in un matrimonio fallito e dalla morale benpensante.


Tra i favoriti agli Oscar 2016, il film di Todd Haynes ha incassato le nomination più importanti. 
Alcuni potrebbero dire: un altro film sull'amore omosessuale? Io rispondo, non saranno mai abbastanza ma, soprattutto, ogni film aggiunge un tassello, un aspetto, un'emozione ad una condizione negata, osteggiata e condannata per gran parte della storia dell'uomo. La morale è il leit motiv del film, nella New York non così cosmopolita e aperta degli anni Cinquanta. Se la Grande Mela in Brooklyn avvera le speranze della protagonista, in Carol si personifica in divieto che addita. 
La regia di Todd Haynes, profondamente elegante, lucida nella narrazione della storia d'amore tra Carol, donna forte, carismatica e fragile allo stesso tempo, fragile nella sua essenza naturale che non puo' (e non deve, ce lo fa comprendere con insistenza il regista) negare, e la giovane Therese forte della sua giovinezza e del sentimento per Carol. Interpretazioni magnifiche: Cate Blanchett e Rooney Mara tolgono il fiato. Costumi, è il caso di dirlo, da Oscar: la costumista Sandy Powell ha ricevuto doppia nomination per Carol e Cenerentola. Così come le musiche di Carter Burwell, altra nomination agli Academy 2016.
La soavità dell'amore tra Carol e Therese, un amore uguale al tuo. Il diverso è chi crede che lo sia.

Il trailer:


Consigliato: Sì

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lunedì 22 febbraio 2016

Recensione Flash...Oscar 2016: Mustang



Anno e Nazione di Produzione: Francia 2015

Distribuzione in Italia: Lucky Red

Genere: Drammatico

Durata: 94 minuti

Cast: Günes Sensoy, Doga Zeynep Doguslu, Elit Iscan, Tugba Sunguroglu, Ilayda Akdogan, Nihal G. Koldas

Regista: Deniz Gamze Ergüven


Cinque sorelle. Orfane, vivono con la nonna e lo zio in un piccolo paese della Turchia. A mille chilometri da Istanbul. L'estate sta per iniziare, la scuola è finita e le ragazze, per festeggiare, prima di tornare a casa si divertono, innocentemente, con altri amici, maschi, al mare. Perché specificare il sesso dei loro compagni di giochi? Perché si spargerà la voce, e le sorelle tornate a casa saranno segregate in casa. Sbarre, cancelli, vestiti che vanno a dissimulare le forme, lezioni per diventare brave donne di casa, dedite al marito e ai figli. La loro prigione più che fisica, infatti riescono a fuggire qualche volta dalla casa-carcere in cui nonna e zio le hanno rinchiuse, è soprattutto mentale. Lale, la più piccola, non accetta questa vita, non sceglie per se' quel futuro. E mentre le sorelle più grandi iniziano a sposarsi, lei medita la fuga. E la loro salvezza.


"Mustang: cavalli dell'America settentrionale. Il loro nome deriva dallo spagnolo mesteño, che significa non domato."
Cinque cavalli selvatici, liberi e indomabili. Uniti. 
La regista Deniz Gamze Ergüven così ha scelto il titolo del suo primo lungometraggio, candidato come Miglior film straniero agli Oscar 2016. Ha pensato a queste creature libere, e ha rivisto le sue protagoniste. Tra i tanti pregi del cinema, c'è anche quello di far conoscere realtà diverse da quella vissuta dallo spettatore. Nella Turchia "europea", essere donna oggi significa questo: moglie, madre. Senza aspirazioni, senza possibilità di scelta. Questo succede alle ragazze della storia: quando mostrano agli abitanti del loro paese la loro voglia di vivere, la loro giovinezza, sono messe a tacere, rinchiuse e inquadrate nel ruolo pensato per loro dalla società ottusa in cui vivono. Sono pur sempre dei mustang, e i loro spiragli di libertà li intravedono, li pretendono. Anche drammaticamente.
Dapprima corale, il film diventa la voce della protagonista più giovane, Lale, interpretata dalla bravissima Günes Sensoy, come del resto anche le altre protagoniste. Lale sa che la sua vita deve essere altrove, la sua vita deve essere piena di esperienze. La sua vita deve deciderla lei.
Film straordinario, che ben racconta la condizione femminile nella Turchia contemporanea dove anche partecipare ad X-Factor è considerato un crimine.
Questo film dovrebbero vederlo soprattutto donne (per lo più occidentali) che vedono il matrimonio come obiettivo di vita e non come tappa. Che hanno la possibilità di scegliere e invece vogliono appartenere. Siate libere come dei mustang, siatelo per chi non può.

Il trailer:


Consigliato: Assolutamente sì

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sabato 20 febbraio 2016

Recensione Flash...Oscar 2016: Sopravvissuto - The Martian



Anno e Nazione di Produzione: USA 2015

Titolo originale: The Martian

Distribuzione in Italia: 20th Century Fox

Genere: Fantascienza

Durata: 130 minuti

Cast: Matt Damon, Jessica Chastain, Chiwetel Ejiofor, Jeff Daniels, Sean Bean, Kristen Wiig, Kate Mara, Sebastian Stan, Mackenzie Davis, Michael Peña 

Regista: Ridley Scott 

Anno 2035. La missione Ares III della Nasa è su Marte, per studi e ricerche sul Pianeta Rosso. Durante una tempesta, il botanico ed ingegnere Mark Watney viene investito dall'attrezzatura di ricerca. Credendolo morto, e viste le difficili condizioni ambientali, la squadra anticipa la partenza. Watney, però, è vivo. Una volta solo, non potendosi mettere in contatto con la Nasa, da' fondo a tutte le sue conoscenze e si lascia guidare dal suo istinto di sopravvivenza su un pianeta totalmente inospitale e disabitato, con la prospettiva di un improbabile ritorno sulla Terra. Si adatta, raziona il cibo e riesce addirittura a coltivare patate nell'hub che lo ospita. Poi ricorda che, nel lontano 1996, l'agenzia spaziale statunitense aveva inviato sul pianeta marziano la sonda Pathfinder. Mark raggiunge il sito, ritrova la sonda e la riavvia. Riesce a mettersi in contatto con la Nasa che, con stupore, inizia ad organizzare la missione di salvataggio dell'uomo.





Tratto dal romanzo di Andy Weir, L'uomo di Marte, Sopravvissuto - The Martian arriva al cinema con sceneggiatura di Drew Goddard e la regia di Ridley Scott. Ad interpretare l'astronauta, un po' Ulisse un po' Robinson Crusoe (e un po' Chuck Noland/Tom Hanks in Cast Away) c'è Matt Damon. Il film ha incassato due nomination importanti agli Academy di quest'anno, quella come Miglior film e come Miglior attore protagonista a Damon. Inoltre, anche lo sceneggiatore Goddard ha incassato la sua nomination. Senza dimenticare le vittorie ai Golden Globe 2016 e gli apprezzamenti della critica.
Tutto questo elenco del palmares per dirvi che Sopravvissuto - The Martian è davvero un bel film: ben fatto, curato nei dettagli (soprattutto in quelli scientifici, anche se alcune inesattezze Scott se l'è concesse ma va bene così) e ben recitato. Assolutamente coinvolgente Matt Damon, non saprei immaginare nessun altro al suo posto. Per me lui è Mark Watney. E raggiungere questo risultato, per un attore è meglio di un Oscar: la completa aderenza dell'interprete al personaggio non è cosa da poco. E Damon non fa notare dove finisce lui e dove inizia Watney. Forse, poteva essere un po' meno lungo ma il regista ha volutamente narrato, quasi in stile cronaca, la vita di un uomo lasciato solo con la sua volontà e il suo genio, su un pianeta distante dalla Terra 225 milioni di chilometri. Gli spettacolari scenari di Marte, altro non sono che i paesaggi assolutamente somiglianti del Wadi Rum in Giordania.
Metaforicamente, è anche una lezione di vita quella di Watney: mai arrendersi, ma analizzare la situazione e affrontare un problema per volta, così da arrivare alla soluzione. Senza perdere la speranza.

Il trailer:


Consigliato: Sì

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giovedì 18 febbraio 2016

Recensione Flash...Oscar 2016: La grande scommessa


Anno e Nazione di Produzione: USA 2015

Titolo originale: The big short

Distribuzione in Italia: Universal Pictures

Genere: Drammatico

Durata: 130 minuti

Cast: Christian Bale, Steve Carell, Ryan Gosling, Brad Pitt, Marisa Tomei, Melissa Leo, Rafe Spall, Max Greenfield, Margot Robbie

Regista: Adam McKay

Stati Uniti, 2005. Il mercato immobiliare è tra i più fiorenti, le banche si crogiolano nella loro infinita liquidità. La gente compra case e accende mutui. Tutti contenti? No. Come dice il vecchio adagio latino, "Nemo profeta in patria": è quello che accade a Michael Burry, titolare di un fondo finanziario, che leggendo tra le righe, ignorando i bilanci floridi delle agenzie di rating, e analizzando i dati, scopre che l'intera economia mondiale non soltanto quella degli Stati Uniti, sta andando incontro ad un immenso default che partirà proprio dal mercato immobiliare, in quel momento così di successo. Burry, con altri professionisti del mondo della finanza come Mark Baum e Jared Vennett, comprende che è il momento di investire contro il mercato immobiliare americano. Di scommettere sul suo collasso.


Credo che La grande scommessa sia tra i film più interessanti in lizza per gli Oscar 2016. Certo, non è un film facile da seguire (per delucidazioni clicca ---> QUI). La materia trattata, finanza e banche, non è di immediata comprensibilità. Ma la forza del film sta, oltre che nelle interpretazioni, soprattutto nell'aver reso semplice, attrattiva ed interessante una vicenda che, spremuta all'osso, affastella solo numeri, dati e sigle incomprensibili nella mente dei comuni mortali: mitico il "Fuck off" di Margot Robbie beatamente a mollo nella vasca da bagno. La forza del film sta in questi siparietti geniali, durante i quali personalità assolutamente estranee al mondo della finanza spiegano, attraverso il proprio 'linguaggio tecnico', tematiche dell'alta finanza.
Il ritmo del film, molto vivace, contribuisce a non far calare l'attenzione, così come i dialoghi. Il lungometraggio di Adam McKay incassa importanti nomination agli Academy Awards, tutte assolutamente meritate. O quasi: senza nulla togliere a Christian Bale, io la nomination l'avrei data a Steve Carell con un'interpretazione molto più incisiva (tralasciando la zazzerina bionda che gli hanno messo in testa). 
Un film difficile ma importante, per questo dobbiamo ringraziare McKay che sceglie il cinema come mezzo di comunicazione per svelare mondi sommersi, altarini e segreti che la gente comune non avrebbe mai scoperto. Che gli squali della finanza non esistono. Gli sciacalli sì.

Il trailer:


Consigliato: Sì

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martedì 16 febbraio 2016

Recensione Flash...Oscar 2016: Steve Jobs


Anno e Nazione di Produzione: USA 2015

Distribuzione in Italia: Universal Pictures

Genere: Biografico

Durata: 122 minuti

Cast: Michael Fassbender, Kate Winslet, Seth Rogen, Jeff Daniels, Michael Stuhlbarg

Regista: Danny Boyle

1984, 1988, 1998: tre anni fondamentali nella vita di Steve Jobs, fondatore della Apple, l'azienda informatica più incisiva della Silicon Valley. La presentazione del Macintosh, dopo il fallimento del Lisa; Jobs alla NeXT, sua nuova creatura dopo il benservito dalla Apple ad opera di John Sculley. E in ultimo, il 1998: il ritorno a 'casa Apple', col primo nuovo personal computer, l'iMac. Seguiamo Jobs in questi tre atti, nella storia della sua vita e di chi ne ha fatto parte. Di chi l'ha toccato, ispirato, con chi si è scontrato, chi l'ha appoggiato. Chi l'ha reso come noi lo conosciamo: un individuo fuori dagli schemi.


Aaron Sorkin ha concepito Steve Jobs, liberamente tratto dalla biografia di Walter Isaacson (che vi consiglio!), come una pièce teatrale. Ebbene sì: non ci troviamo di fronte all'ennesimo biopic nascita-vita-morte o ad una biografia pop del fondatore del colosso di Cupertino, come quella di qualche anno fa con Ashton Kutcher. L'accoppiata Boyle-Sorkin concepisce un punto di vista originale, una nuova visione di Steve Jobs, che va oltre l'agiografia a cui ci hanno abituato i media.
Tre atti, tre momenti importanti nella vita di Jobs, e che si svolgono tutti prima della presentazione di un prodotto, i famosi keynote-spettacolo del fondatore della Apple. Pochi minuti prima di andare in scena, il protagonista viene raggiunto da personaggi chiave della sua vita, personale e lavorativa, che lo mettono spalle al muro, lo fanno riflettere o chiedono semplicemente la sua attenzione. Accanto, c'è sempre Joanna a calmarlo, consigliarlo e a contenere tutta quell'esuberanza che a volte puo' essere distruttiva.



Essendo un film dal cuore teatrale, si basa sulle interpretazioni. Michael Fassbender e Kate Winslet sono assolutamente all'altezza del compito assegnato: sono l'anima del film e condividono una buona chimica. E se Fassbender, a differenza di Ashton Kutcher, non assomiglia fisicamente a Jobs, ciò non vuol dire che la sua interpretazione sia meno efficace, anzi: lo vedi Steve Jobs in lui, eccome. La sua asprezza, la sua arroganza, il suo essere controcorrente, andare contro tutto e tutti, non farsi ingabbiare da definizioni perché a crearle ci pensava lui. Il suo Steve Jobs sbaglia, colleziona insuccessi e inimicizie, è un maniaco del controllo e non è assolutamente un buon padre. Eppure piace, perché è un innovatore e di innovatori al mondo ne nascono sempre troppo pochi. La regia di Boyle accompagna gli interpreti e srotola la storia, senza interferenze, e con un buon ritmo sfilano dialoghi fulminanti, tra tutti, quelli con Jeff Daniels e Seth Rogen. 
"Sono fatto male", dice Jobs alla fine del film. Non si puo' dire altrettanto del film.

Il trailer:



Consigliato: Assolutamente sì


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